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lunedì 23 giugno 2014

La noia

Che noia, sto cercando un carattere di stampa che mi vada bene, ma non ne trovo. I vecchi stampatori mi dicevano che per non stancare gli occhi si sapeva empiricamente (dalla praticaccia insomma) che usando lettere con i baffetti ci si stancava di meno. Ma non lo trovo, sono tutti  sans, sans quoi? Sans serif, ah, si il baffetto si chiama serif.  Ora ci manca solo che nel trasferire il testo al sito si perda anche questo…e addio messaggio. Il serif in italiano si chiama grazia o bastone. Cosa? Una grazia per gli occhi. Va bene, ma bastone? Che c’entra la grazia col bastone. Ma forse per qualcuno le due cose sono intercambiabili.  E togli quel ghigno dalla faccia !
Al cinema o nei romanzi ti imbatti in situazioni inverosimili, forzate dalla esiguità del tempo e dalla trama che deve pur svilupparsi. A James Bond basta un’alzata di ciglio per far calar mutande senza che nessuno le tocchi o far passare la fortunata dalla posizione verticale alla orizzontale alla scena successiva. Lo accettiamo: è Bond, James Bond. Il resto siamo liberi di immaginarlo. E’ il gioco di avvicinamento che ci avvince. Ma a ripensarci può accadere davvero. E quando accade nemmeno ti meravigli. Accade e basta.
Da alcune settimane ero in un albergo a Jersey. Una isoletta normanna al largo della Francia. E’ rimasta sempre proprietà del duca di Normandia, cioè la regina d’Inghilterra.  E’ popolata da poveri esuli evasori  che sono prigionieri dei loro milioni in questo paradiso fiscale.  E io facevo solo lo studente cameriere. Come me altri, a dozzine, perché qui si parla inglese e a me interessava questo. La paga era minima, ma c’era una bella casa di otto stanze dietro l’albergo a disposizione delle cameriere e camerieri  più il vitto e la sparuta mancia. Ce n’erano di tutti i paesi: francesi, italiani, irlandesi, un  ragazzo cecoslovacco rifugiato politico, dopo i fatti dell’anno prima – era il 1969– , un ex sergente in pensione, qualche maltese. Di inglese c’era solo il personale della reception, i due direttori e l’uomo della manutenzione.
Ognuno aveva una sua mira, qualcosa da raggiungere.
Fra questa popolazione di inservienti c’erano due sorelle carine che riassettavano le stanze. Erano sempre insieme, erano arrivate insieme da poco e occupavano insieme la stessa stanza: quella accanto alla mia. Avevano subito attirato l’attenzione della popolazione testosteronica.  Loro erano di lingua inglese e io me ne tenevo alla lontana impacciato com’ero dalla mia limitata capacità di comunicare. La sera le sentivo sghignazzare attraverso il muro sottile. Poi tutto si  faceva silenzio. Avevo una radiolina che era spesso accesa ma che capivo pochissimo. Ma il rumore, la cadenza dell’inglese mi serviva. Una sera ero a letto e, come sempre, leggevo. Era tardi e sento un toc, toc  lieve alla porta.  Non avevo nessun dubbio che fosse una delle sorelle. Le avevo sentite ridere fino ad allora.
Mi alzo, vado alla porta: era Colleen, la più giovane e carina delle due, li in piedi con un babydoll rosa da quattro soldi. Non ebbi il minimo dubbio di cosa fosse venuta a fare. Non ha una sigaretta in mano ed è mezza nuda. Il mio letto è scoperto e le faccio cenno di accomodarsi. Si mette subito sotto le coperte, non faceva caldissimo. La raggiungo e mi stringo accanto a lei. Le parole furono poche e io non avevo nessuna intenzione di rovinare tutto tentando di fare una qualche battuta stupida mal posta.
Cominciammo a baciarci e carezzarci, il mio amico si era rizzato due secondi dopo essere entrato sotto le coperte. Lei aveva delle ottime gambe, del tipo che piacciono a me e per un poco tremammo entrambi dalla eccitazione. Ci baciammo. Le carezzai le spalle e il seno, lo succhiai e lei emetteva mugolii muti e ansimanti. Sono certissimo che la sorella origliava dall’altra parte del muro. Le carezzavo un culo dolcissimo con entrambe le mani e me la tirai addosso. Accidenti, volevo davvero coprirmi  tutto di lei e quel culo che si muoveva pianino, pianino. Feci cenno a tirarle giù le mutande: no, fece, no, sono vergine. Accidenti: proprio a me doveva capitare?  E mo? Mi dico: che vuole questa? Ma non dovevo sprecare quello che avevo. La metto accanto e comincio a carezzarle la passera da fuori, assicurandola che non avrei fatto nulla di irrimediabile, mi lascia fare. Insinuo la mano sotto le mutande, trovo una lanugine soffice, carina, che carezzo senza forza. Poco dopo spinge in avanti l’inguine e apre le gambe. Si apre, la trovo umida. No, bagnata.
Mi ha preso in mano e mi sta menando con una certa energia. La faccio cenno di calmarsi. Non è un pestello da mais.
Ho capito: vuole solo farsi toccare,  quell’inguine però continua senza fermarsi. Ho tutta la fica in mano e il medio è scivolato  dentro da solo. Adesso, mi dico, lascio fare a lei, sa meglio di me cosa vuole. Si muove in maniera che il mio medio funzioni da minicazzo. Lo fa entrare e uscire muovendo l’inguine e la assecondo nella penetrazione. Sono in una posizione scomoda  sul mio fianco destro, un braccio intorpidito ma, non dico nulla.. È lei a dettare il suo ritmo, ansima a ritmo. Con sua la sinistra mi tiene il cazzo serrato, un movimento sconnesso , irregolare. E’ molto bella nel piacere, occhi chiusi, labbra appena aperte, narici tese. La bacio, risponde famelicamente, le succhio con difficoltà i seni, l’inguine fa forza adesso, si vuole alzare, la tengo giù, si inchioda ogni volta sul mio medio penetrandosi duramente nonostante le sue paure, è gonfia molto. Continua per molto, ondeggiando quell’inguine. Lo sento, è tutta concentrata laggiù.
Poi, mentre le succhio ancora il seno, si irrigidisce, si inarca ed esplode. Mi fermo, sento gli spasmi di un orgasmo appena muto intorno al mio medio, ha delle piccole convulsioni, a onde, sempre meno. Si calma. Apre gli occhi. Mi sorride e mi bacia. Mi tiene stretto. Si è girata verso di me. Ha cambiato mano. Mi ha preso con la destra. Mi fa cenno che vuole finirmi. Le sorrido. La lascio fare, come sempre lo fanno male. Io non conosco loro e loro non conoscono me. Metto la mia mano sulla sua. La tengo ferma. Sarò io a muovermi. Capisce. Continuo fino alla fine che arriva poco dopo. Sarà vergine, ma certamente sa quello che succede. Le porgo dei fazzolettini e lei pulisce per bene, contenta. Stiamo li ancora un poco fermi a farci carezze e baciarci. Quel culo è incredibile! Non passa molto e il cazzo sta venendo su di nuovo. Lei se ne accorge.  Mi regala un sorriso enorme, un bacino, poi si alza, si mette a posto il babydoll, -che idea!- ed esce dalla stanza. La sento che ridacchia con la sorella nella stanza accanto. Riprendo il mio libro ma non riesco a  concentrarmi. Al diavolo! Spengo la luce, accomodo il cuscino sotto la testa.

Una per me James Bond!

2 commenti:

  1. Grazie, anche a me piace ciò che scrivi e scrivevi, apri sempre finestre e opinioni interessanti sul mondo

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