Arriva un sms. “Che fai?”
E’ tardi, sono appena rientrato e sono seduto a fissare la televisione a senza
ascoltare. Rispondo. “Nulla, sono sul divano e guardo la tele”. 5 minuti e
niente risposta.
Eravamo appena rientrati
da una breve tournée. Il caso aveva voluto che sedessimo vicini in aereo. I
nostri cognomi simili e la segretaria del coro aveva passato la lista in ordine
alfabetico alla linea aerea che aveva fatto l’assegnazione dei boarding passes
tenendo quell’ordine e noi eravamo capitati vicini sia all’andata che al
ritorno. Eravamo 80. Non ci conoscevamo affatto e durante le numerosissime
prove avevamo scambiato solo poche parole per caso. Scoprì che Etta aveva
appena avuto il divorzio. Era contenta e sorridente ed era stata una compagna
di viaggio divertente. Avevamo riso tanto e mi aveva anche raccontato che oltre
a cantare le piaceva dipingere. Non essendo curioso le lascia raccontare quello
che voleva. Aveva un buon odore, non profumo, odore che come un tarlo si era
introdotto nella testa e a varie riprese mi ero chiesto come sarebbe stata fra
le lenzuola. Doveva sapere leggere le mie espressioni perché il sorriso che
vedevo aveva una vena di malizia. Mi era capitato di avere accelerato troppo i
tempi nel passato e mi dicevo che le pere, quando sono mature, cadono da sole.
L’aereo era pieno di altri colleghi e di orecchie indiscrete per cui non feci
nessun accenno alla possibilità di rivederla. Per ora mi accontentavo della sua
presenza e del fatto che lei era così rilassata con me. All’aeroporto il solito
piccolo caos poi nel salutare tante persone ognuno prese la sua strada.
“Che fai?”
Decido di chiamarla.
“Ciao. Ti disturbo? – “No” sono appena uscita dalla doccia”. “ Sei bagnata? Ti
chiamo dopo?” – “No, dimmi” Decido di abbandonare il mio ritegno: ora non ci
sente nessuno. “Volevi sapere cosa facevo? Pensavo a te francamente. Sono qui e
ti sto pensando e poi arriva il tuo sms, mi sento solo dopo giorni in mezzo
alla gente e cinque ore a starti vicino in aereo. Tu come stai?” – “Anche a me
succede la stessa cosa”. –Silenzio. Decido di provare, dopo tutto che
significava l’sms? Ma non glielo chiedo, è come cercare la giustificazione per
un segnale, forse mandato d’impulso, non le voglio creare imbarazzo ma è meglio
battere il ferro finché è caldo. “Ti voglio vedere” “Quando?”. “Ora”. “Ma è
tardi”. “Lo so, ma è adesso che sto in agitazione e ho voglia di starti
vicino”. “Non so”. “Dai, dammi un
indirizzo e sarò da te subito”. “Ok, ma non puoi rimanere a lungo, domani
lavoro”. Ignoro questa ultima protesta. Non significa nulla, anzi… significa:
”anche io ti voglio vedere ma non ti lascio pensare che hai tutto facile,
facile”. Arrivo in dieci minuti. Lei è già in camicia da notte e vestaglia,
adesso odorosa, profumata col trucco leggerissimo. Chiudo la porta e la
abbraccio, la bacio, la stringo”. Ho una erezione istantanea spaventosa. Gliela
faccio sentire spingendola contro l’inguine. Ne è contenta perché spinge e si
strofina anche lei, i baci sono diventati frenetici. Senza lasciarla la spingo
verso l’interno dell’appartamento, sarà lei a guidarmi indietreggiando verso la
camera giusta. La continuo a baciare, mi tolgo il giubbotto, mi allento i
pantaloni, lascio cadere, la riprendo e
sollevandola la poso sul letto dove mi aveva guidato. Quasi mi strappo la
camicia e le sue mani mi carezzano dappertutto. Le ho slacciato tutto, cerco il
contatto della sua pelle che mi eccita sempre da morire, l’avvolgo
completamente. Con l’erezione che le carezza la fighetta infuocata ne cerco
l’apertura. Non ho tempo, devo viverla dentro. Scivolo facilmente, è fradicia.
Mi fermo a sentire tutto il calore di cui è carica, sta palpitando. La copro di
baci, mi muovo lentamente per sentire ripetutamente ogni cellula della sua figa
ma lei accelera, la lascio fare, esplode vibrando come una libellula impazzita.
La sento contrarsi sul mio cazzo rigidissimo. Non mi muovo per non perdere
nulla. Mi piacciono le contrazioni e l’inguine che salta come preso da scosse
che le accompagna. Si calma un momento ma non le do tregua. Esco, mi abbasso e
la sollevo sostenendola per le natiche, mi porto la vulva alla bocca. Se
pensava di avere finito…. La bacio, la succhio, il nettare mi inonda la lingua,
ingoio, ne raccolgo un rivoletto che andava verso il basso, la svuoto, voglio
tutto. La penetro con la lingua. Ha una scossa e subito si abbandona alla
carezza. Continua a colare poi comincia a ondeggiare contro la lingua, continuo
in sincronia e poco dopo ha un orgasmo devastante, si tende in alto, trema,
vibra, rantola mentre la figa si contrae intorno alla mia lingua e cola a
fiotti. Dura un tempo infinito. Quando finalmente si calma la penetro di nuovo
e godo di quella fica calda che ora mi si apre ancora più accogliente. La
martello senza pietà a lungo, fa un flebile tentativo di contrastarmi ma ora è
mia, deve subirmi, deve sentire fino alla gola i colpi che le do e che le
dicono quanto mi piace e quanto mi eccita, spero capisca il complimento. La stringo
forte e la inondo di sperma invadendo ogni fibra del suo corpo. Ci teniamo a
lungo abbracciati…..