Il giorno arriva e mi
reco all’indirizzo del bigliettino. Suono e lei apre. Indossava una
vestaglietta leggera per i lavori di casa e le pantofole. Era bella lo stesso.
Non si potevano nascondere le sue doti
nemmeno in una vestaglia non attillata. Parliamo per un poco e poi mi indica il
mobile, anzi i mobili da spostare. La madre non c’è è andata fuori città da una
sorella e non sarebbe stata di nessun aiuto. Sono d’accordissimo penso, dietro
un sorriso che nasconde pensieri di altro ordine.
I mobili sono pesanti e
consiglio di vuotarli. Così tutto il suo guardaroba viene vuotato su letti e
divani. Cassetti vuotati di tutto, incluse tutte le sue mutande, mmm, le
guêpières, i reggiseno. Tutto. Era la
prima volta che passavo in rassegna il
guardaroba intimo di una donna che non
fosse un famigliare. Che pensieri potevo avere? Ma un impegno è un impegno e
bisogna portarlo a termine.
Il giorno è caldo.
Spostiamo i mobili e entrambi sudiamo. Io più copiosamente di lei. La aiuto a
rimettere tutto il guardaroba a posto a spolverare e poi mi dice con tono
perentorio di fare una doccia. Mi porge un asciugamano, una bustina di shampoo
e mi porta nel bagno mi fa entrare nella vasca, tira la tenda e mi chiede di
porgerle i vestiti. Cosa vuoi farne? Le chiedo. Li metto fuori a prendere aria
mentre ti fai la doccia ed esce. Io mi faccio la doccia e inevitabilmente
nell’insaponarmi mi viene una erezione da palo telegrafico. Meno male che è
fuori, penso. Però due secondi dopo rientra con un accappatoio, apre la tenda
della doccia quasi tranquilla. Quasi tranquilla perché al vedere la mia
condizione scherzando mi fa; “sei sempre cosi?”. No, le dico, non sempre. Lei
guarda per terra poi… si slaccia la vestaglietta e… “entro anche io” dice, mi
devo fare la doccia. Fa talmente in
fretta che entra col reggiseno e le mutande che immediatamente si bagnano. Si slaccia il reggiseno e io penso di essere
di nuovo in uno dei miei maledetti sogni da incazzatura. Si abbassa le mutande
e nel dare così il suo culo da incubo mi tocca. E’ vero, bagnato e caldo.
Scommetto che non hai mai fatto la
doccia con una donne, dice. No, mai. Poi aggiunge che sa che io la guardo in
ufficio e che la cosa dapprima le dava fastidio ma poi la mia attenzione cominciò
a piacerle e faceva il possibile per mantenerla con il suo gioco delle gambe
sotto il tavolo. E oggi era programmato? No, aggiunge, ci ho pensato 2 minuti
fa. Mi ruba il sapone e comincia insaponarmi di nuovo. Le mani ora non
insaponano, toccano tutto: gambe, culo spalle e poi da dietro mi tocca il petto
schiacciandosi contro di me. I suoni seni sono contro le mie spalle e sta spingendo
l’inguine contro di me. Abbassa le mani e prende la mia erezione. Mugola e
comincia a masturbarmi. Mi stringe forte e fa un movimento lento regolare. Le
dico che così verrò subito. Meglio, dice lei. Così dopo facciamo con calma. Di
sicuro ne sapeva più lei che io. Eiaculo a fiotti sulla tenda della doccia scosso
dall’orgasmo. Lei ne raccoglie un pochino e lo tocca con la punta della lingua.
Buono! fa. Io sono in estasi. Ora si
insapona, mi chiede di aiutarla con le spalle ma le mie mani sono dappertutto.
Poi senza dirle nulla la giro contro il muro e mi abbasso cercando la sua vulva
nascosta. Mi facilita sollevando una gamba. Nonostante l’acqua la fica è ancora
bagnatissima di umori. La lecco senza ritegno, bevo il miele dalla sua fonte
allargo la lingua, la fica spianata, la penetro come un colibrì alla ricerca di
altro nettare poi bisbiglia “sto venendo”. Mi fermo con la lingua piatta tenendola spinta contro di me e la lascio
fare al suo spasimo. Ci asciughiamo insieme, lei si sofferma sulla mia erezione
compiacendosene. Poi mi infila l’accappatoio e mi conduce nella sua camera.
Letto francese. Si sdraia supina con le gambe aperte. I petali dalla sua rosa
in mostra fra i peli. Scopiamo! mi dice. Io volevo ancora leccarla ma lei mi dice: dopo. Mi stendo su di lei
scivolando nella fica calda ancora bagnatissima. Meno male che sono venuto poco
fa, penso, altrimenti chi ce l’avrebbe fatta a durare? Il piacere è immenso. Le
gambe il culo e la fica di Sandra sono dolcissimi. Ora si sta muovendo ritmicamente
verso di me cercando gli affondi e aprendosi come un fiore. Che fortuna” Questa
ragazza è bellissima e sa anche scopare senza ritegno. Esploderei subito ma
cerco di distrarmi assaporando la seta
interna della fica di Sandra. Voglio che anche lei mi senta. Rallento il ritmo
e la penetro lentamente carezzando col mio cazzo tutta quella fica bagnata e
vogliosa. E’ lei che accelera poco dopo e capisco che sta per avere un altro
orgasmo. La lascio fare. Entra in convulsioni, si inarca ripetutamente mentre la
fica pulsa e quasi mi strangola. Dolce morte. Rallenta e le dico che voglio
venire anche io. Fai, dice. La afferro per le natiche stringendole verso di me
e facilitando una penetrazione più profonda. E’ completamente aperta e vuole il
mio sperma. Il solo pensiero mi fa scivolare oltre la collina. La inondo di
convulsioni e lei mi stringe forte baciandomi sul collo, gambe divaricate
all’estremo. Passiamo il resto del giorno ad amoreggiare ancora oltre lo
sfinimento.
Ci incontrammo altre
volte con calma e quando si poteva. Io cambiai lavoro. Lei sposò un avvocato
del suo paese e ci perdemmo di vista.
Indimenticabile Sandra.