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giovedì 19 dicembre 2013

Arriva un sms. “Che fai?” E’ tardi, sono appena rientrato e sono seduto a fissare la televisione a senza ascoltare. Rispondo. “Nulla, sono sul divano e guardo la tele”. 5 minuti e niente risposta.
Eravamo appena rientrati da una breve tournée. Il caso aveva voluto che sedessimo vicini in aereo. I nostri cognomi simili e la segretaria del coro aveva passato la lista in ordine alfabetico alla linea aerea che aveva fatto l’assegnazione dei boarding passes tenendo quell’ordine e noi eravamo capitati vicini sia all’andata che al ritorno. Eravamo 80. Non ci conoscevamo affatto e durante le numerosissime prove avevamo scambiato solo poche parole per caso. Scoprì che Etta aveva appena avuto il divorzio. Era contenta e sorridente ed era stata una compagna di viaggio divertente. Avevamo riso tanto e mi aveva anche raccontato che oltre a cantare le piaceva dipingere. Non essendo curioso le lascia raccontare quello che voleva. Aveva un buon odore, non profumo, odore che come un tarlo si era introdotto nella testa e a varie riprese mi ero chiesto come sarebbe stata fra le lenzuola. Doveva sapere leggere le mie espressioni perché il sorriso che vedevo aveva una vena di malizia. Mi era capitato di avere accelerato troppo i tempi nel passato e mi dicevo che le pere, quando sono mature, cadono da sole. L’aereo era pieno di altri colleghi e di orecchie indiscrete per cui non feci nessun accenno alla possibilità di rivederla. Per ora mi accontentavo della sua presenza e del fatto che lei era così rilassata con me. All’aeroporto il solito piccolo caos poi nel salutare tante persone ognuno prese la sua strada.
“Che fai?”
Decido di chiamarla. “Ciao. Ti disturbo? – “No” sono appena uscita dalla doccia”. “ Sei bagnata? Ti chiamo dopo?” – “No, dimmi” Decido di abbandonare il mio ritegno: ora non ci sente nessuno. “Volevi sapere cosa facevo? Pensavo a te francamente. Sono qui e ti sto pensando e poi arriva il tuo sms, mi sento solo dopo giorni in mezzo alla gente e cinque ore a starti vicino in aereo. Tu come stai?” – “Anche a me succede la stessa cosa”. –Silenzio. Decido di provare, dopo tutto che significava l’sms? Ma non glielo chiedo, è come cercare la giustificazione per un segnale, forse mandato d’impulso, non le voglio creare imbarazzo ma è meglio battere il ferro finché è caldo. “Ti voglio vedere” “Quando?”. “Ora”. “Ma è tardi”. “Lo so, ma è adesso che sto in agitazione e ho voglia di starti vicino”.  “Non so”. “Dai, dammi un indirizzo e sarò da te subito”. “Ok, ma non puoi rimanere a lungo, domani lavoro”. Ignoro questa ultima protesta. Non significa nulla, anzi… significa: ”anche io ti voglio vedere ma non ti lascio pensare che hai tutto facile, facile”. Arrivo in dieci minuti. Lei è già in camicia da notte e vestaglia, adesso odorosa, profumata col trucco leggerissimo. Chiudo la porta e la abbraccio, la bacio, la stringo”. Ho una erezione istantanea spaventosa. Gliela faccio sentire spingendola contro l’inguine. Ne è contenta perché spinge e si strofina anche lei, i baci sono diventati frenetici. Senza lasciarla la spingo verso l’interno dell’appartamento, sarà lei a guidarmi indietreggiando verso la camera giusta. La continuo a baciare, mi tolgo il giubbotto, mi allento i pantaloni, lascio cadere,  la riprendo e sollevandola la poso sul letto dove mi aveva guidato. Quasi mi strappo la camicia e le sue mani mi carezzano dappertutto. Le ho slacciato tutto, cerco il contatto della sua pelle che mi eccita sempre da morire, l’avvolgo completamente. Con l’erezione che le carezza la fighetta infuocata ne cerco l’apertura. Non ho tempo, devo viverla dentro. Scivolo facilmente, è fradicia. Mi fermo a sentire tutto il calore di cui è carica, sta palpitando. La copro di baci, mi muovo lentamente per sentire ripetutamente ogni cellula della sua figa ma lei accelera, la lascio fare, esplode vibrando come una libellula impazzita. La sento contrarsi sul mio cazzo rigidissimo. Non mi muovo per non perdere nulla. Mi piacciono le contrazioni e l’inguine che salta come preso da scosse che le accompagna. Si calma un momento ma non le do tregua. Esco, mi abbasso e la sollevo sostenendola per le natiche, mi porto la vulva alla bocca. Se pensava di avere finito…. La bacio, la succhio, il nettare mi inonda la lingua, ingoio, ne raccolgo un rivoletto che andava verso il basso, la svuoto, voglio tutto. La penetro con la lingua. Ha una scossa e subito si abbandona alla carezza. Continua a colare poi comincia a ondeggiare contro la lingua, continuo in sincronia e poco dopo ha un orgasmo devastante, si tende in alto, trema, vibra, rantola mentre la figa si contrae intorno alla mia lingua e cola a fiotti. Dura un tempo infinito. Quando finalmente si calma la penetro di nuovo e godo di quella fica calda che ora mi si apre ancora più accogliente. La martello senza pietà a lungo, fa un flebile tentativo di contrastarmi ma ora è mia, deve subirmi, deve sentire fino alla gola i colpi che le do e che le dicono quanto mi piace e quanto mi eccita, spero capisca il complimento. La stringo forte e la inondo di sperma invadendo ogni fibra del suo corpo. Ci teniamo a lungo abbracciati…..

domenica 10 febbraio 2013

L'estate di Janice


(parte prima)



La luce  del sole l’odore di fieno tagliato da poco sono le sensazioni che colpirono J appena fu sulla scaletta dell’aereo. Si guardò intorno e vide solo la spianata dell’aeroporto, anonima,  come tante altre che si ricordava in Africa. Solo che questa era in Italia. Per la prima volta .

J aveva 14 anni compiuti l’autunno precedente, era coi genitori ed andavano ad occupare una parte di casa che un’amica della madre le aveva  concesso per le vacanza. Una casa dimessa ma ordinata, raramente occupata, in una campagna toscana. La campagna e il terreno venivano curati da un fattore che a sua volta occupava un’altra casa poco distante.
Il padre di J era un ufficiale di carriera perennemente in movimento col suo reggimento da  un posto all’altro nelle varie basi che l’esercito inglese, per tradizione, prestigio o convenienza di patria, ha  sparsi in tutto il mondo. J, come tante figlie di ufficiali,  era stata parcheggiata fin da piccola prima con i nonni paterni e poi a dodici anni era stata mandata in un college dove riceveva le sporadiche visite dei genitori. Il college era popolato da bambine e ragazze come lei. I genitori troppo impegnati per prendersi cura dei figli. Apparivano a Natale, Pasqua e per sette settimane in estate. Perfino i mid-term, settimane di vacanze in mezzo ai trimestri, li passava in collegio. Durante i mid-term le lezioni erano interrotte e almeno la metà delle ragazze non tornavano in famiglia ma facevano delle “vacanze” trasferendosi in altri college in altre parti dell’Inghilterra a scoprire altre regioni. Era così che aveva visitato la Scozia, il Galles e i Cotswalds.  I colleges fra di loro si scambiavano ospitalità: costava di meno che mandarle in albergo. A dodici anni J era arrivata a Harebrook, un college in campagna che ospitava circa quattrocento ragazze.  La vita del college correva a ritmi molto strutturati. Sveglia, pulizia, colazione, lezioni, lunch, ancora lezioni e poi sport, tutti i pomeriggi fino alle sei, sia nei campi sportivi che nelle palestre, cena e ricreazione e infine ninna. Le camere da letto erano infilate in vari locali ed erano tutte nei piani alti. Il caseggiato si sviluppava su tre lati di un quadrato con al centro il solito prato rasato cortissimo. I caseggiati conosciuti come “houses” servivano anche a creare ad arte ed alimentare lo spirito competitivo fra le ragazze, specie nello sport. Si gareggiava per la propria “house” all’interno e per il proprio college all’esterno in gare con altri colleges e scuole. Ogni stanza ospitava quattro cinque ragazze, a ciascuna un proprio spazio, e poi  cucinino e  bagno in comune. Nessuna si sentiva sola. Appena J arrivò le fu assegnato un “angelo custode” che la doveva informare e proteggere per il periodo di avviamento nel college. L’angelo era sempre una ragazza del terzo anno che fungeva da sorella maggiore. Nel cucinino venivano preparati extra a volontà e le ragazze erano incoraggiate a imparare a cucinare poi qualcuna si entusiasmava troppo con relativo consumo eccessivo di cibo, ma erano poche.
J si rese presto conto che alcune ragazze a volte si facevano “compagnia” durante la notte. Il pretesto era un malore, un dispiacere, una qualche cattiva notizia. Si rese anche conto che quando succedeva si sentivano anche respiri affannosi e qualche gemito. Le più grandi sapevano benissimo cosa stava succedendo e nessuno nel college ci faceva caso. Tanto, prima o poi partecipavano tutte, non solo si sostenevano a vicenda nei loro problemi emotivi ma anche e non c’era altro modo di imbrigliare la sessualità nascente di tante adolescenti ma nessuno ne parlava. Tutti la consideravano una cosa normale. Fu così che nel secondo anno, la sua vicina di letto che era più grande di lei e con cui aveva un rapporto più amichevole, venne a stare con lei sotto le coperte.  Prue la abbraccio e J sentì un calore sconosciuto che la invadeva per la prima volta e le piaceva. Senza pensarci troppo si abbandonò agli abbracci e carezze di Prue e ai bacetti che le dava sul collo. Le piaceva e poi stava più calda così. Nelle settimane che seguirono si scambiarono letto spesso nel buio. Ricambiava le carezze di Prue allo stesso modo e ora davvero ci aveva preso gusto.  Passato l’inverno si toglievano completamente i pigiami nel il letto e si carezzavano nude. Era molto piacevole. Si leccavano i seni a vicenda fino a che cominciavano a solleticare troppo. J era consapevole del brulichio che la coglieva fra le gambe a si stringeva istintivamente ad una gamba di Prue. Fu così che ebbe il suo primo orgasmo. Prue era felicissima per lei e glielo disse. J, è meraviglioso, hai goduto come una vera donnetta! Ti piacerà sempre di più, la assicurò. Da li a passare a leccarsi le giovani fighette appena pelose ci volle poco. Incominciarono così ad essere una “coppia fissa”. Di coppie fisse nel college ce n’erano tantissime. Naturalmente  moltissime fantasticavano anche su come sarebbe stato con un ragazzo intanto facevano pratica saffica in attesa di provare con qualche boy fuori dal college.
Nel college c’era una nurse permanente che si prendeva cura delle necessità delle ragazze distribuiva tamponi; teneva la salute delle ragazze in ordine aiutata quando necessario da un ginecologo e un  medico generico. La nurse, che tutti chiamavano Matron, si faceva anche carico di impartire alle ragazze una educazione sessuale di base e a centinaia avevano affrontato con lei il primo periodo e la prima inserzione di tamponi. Quello era il tipo  preferito nella maggior parte dei casi a causa della intensa attività sportiva delle ragazze. Fu dopo una serie di lezioni in educazione sessuale che la curiosità spinse J a volerne sapere di più da Prue e per la prima volta Prue, nel carezzarla, la penetrò con un dito. J  fu sconvolta dal piacere intenso che ne ebbe e rimproverò l’amica di non averlo fatto prima. Prue le disse che c’era dell’altro e J volle saperlo immediatamente. Prue scivolò lungo il corpo di J che stava crescendo a vista d’occhio e le mise la bocca fra le gambe. Leccando J delicatamente e con tanta saliva. J cominciò a torcersi, era troppo, era troppo dolce. Istintivamente spinse l’inguine verso al bocca di Prue e si aprì al piacere. Era incredibile che fosse così piacevole. Stringeva gli occhi nel semibuio e scuoteva la testa. Fece rumore oltre il normale e nel dormitorio si svegliarono tutte a osservare l’iniziazione di J. Ora era una di loro. J era cresciuta attraverso un orgasmo di una intensità incontrollabile. Poi J volle farlo a Prue che la lasciò fare. Si addormentarono tenendosi abbracciate. Nei loro bisbigli Prue le aveva detto che con i ragazzi sarebbe stato ancora meglio. J non ci credeva ma era curiosissima di saperlo.

venerdì 1 febbraio 2013

Ambra





Caro papino,

lo sai che mi ha sempre eccitato scoparti e farmi scopare da te. Sarà che sei tanto più grande di me e mi eccita l'idea di avere un amante più adulto, sarà che sai sempre cosa desideri la mia fighetta... spero sempre di farti contento perché da quando ti ho conosciuto ti adoro troppo!
So bene che tutto sommato sono una ragazza per bene, non lo dici tu stesso?
Com'è che mi chiami? Una personcina a modo, vero?Magari mi stereotipi al punto tale da pensarmi come tutta moine e finezze e forse non ti discosti molto dalla realtà eppure... devo confessarti cosa penso sotto questa bella facciata da santa figliuola.Mi hai chiesto ieri sera di masturbarmi, lo ricordi? Di pensare a qualcosa che mi desse piacere fino a goderne e poi raccontartene bene, in ogni dettaglio.Ebbene papino, ultimamente non faccio che desiderare tanti cazzi... tanti cazzi che mi usano come fossi un oggetto sessuale, una puttana fatta e finita che gode solo con un treno di uomini che la usano.Non ti nascondo che ultimamente non faccio che cercare video spinti a tema violento... non troppo, eh? Sono pur sempre una ragazza per bene.Niente sangue o lesioni... solo coercizione e costrizione. Non mi ritengo una schiava, giammai, ma una bambola? Per puro piacere erotico? Non ti nascondo che mi piacerebbe, non ti nascondo questo né null'altro. Allora eccomi qui a raccontarti a cosa ho dedicato il mio orgasmo l'altra notte, quale fantasia ho creato, su tuo consiglio, per sollazzarmi. Una stanza bianca e io che combatto con la mia paura.
Gli uomini dentro sono tanti... sono 8. Per fortuna entri con me... per badarmi, per mettere un freno ad eccessi che possano rivelarsi malsani, pericolosi. Sai bene che nonostante questa parvenza di signorina bon ton, io perdo facilmente la testa e di lì in poi nulla mi ferma... passa l’imbarazzo, passa la paura. È rassicurante questo, sai? Che la paura sia solo in principio, che poi passi. Aspetto quindi di abbandonarmi alla mia voglia, alla lussuria che mi cresce dentro in fretta e che offusca il mio pensiero lucido. In quel momento butto via la signorina. Non sono più io, non esiste più nulla del mio essere prima. Sono tutta figa. Sono una puttana e voglio godere.
Mentre ti siedi ad osservarci, un paio di loro mi porgono la mano. Strette forti le loro, sicure, non come la mia, incerta, dalle dita gelide.
Per l'occasione ho deciso di non indossare mutandine, sotto la gonnellina a quadri non porto nulla, solo calze di lana altre fino a metà coscia, grigio scure, in pendant con gli stivali. Sono pur sempre una personcina a modo... non avrai mica pensato che sarei venuta vestita da troia No, da troia no... un po' da lolita si.
Ma sai... questi porci sanno bene cosa fare e sono in cerchio attorno a me. Mentre mi accingo a stringere la mano all'ultimo, sento già delle dita tirarmi su la gonnellina. Non è un movimento violento, è semplicemente un alito di vento che mi sfiora tra le cosce e una leggera carezza che saggia la consistenza delle mie natiche. Mi volto e vedo già dei pantaloni sbottonati ed e' in quel momento che ho più paura: non sono ancora porca quanto vorrei... sono in rodaggio, debbo riscaldarmi... sono lenta, lo so, ma quando qualche mano di questi bei ragazzi si scomoderà a strusciarmi bene lo spacco allora sono sicura che sarò calda abbastanza per lasciarmi andare.
Sai com'è il pensiero, no? Cattura e propone solo le immagini interessanti, non ha tempi morti e quindi in esso mi hanno di già spogliata, sono del tutto nuda, in piedi, ciascuno di loro sventola un'asta dura che puntualmente viene sbattuta contro le mie cosce o il mio culo.
Immagino di spompinarli tutti, sai? Una ragazza per bene come me non ci si tuffa sopra però... subito dopo mi vedo in ginocchio, a prenderne un po' di ognuno, a bagnarli e succhiarli alla ben meglio prima che, di peso, mi portino su un tavolo con un paio di cuscini. Mi adagiano lì, adesso sghignazzano e io rido con loro... sono porca quanto loro... no, forse anche peggio.
Mi toccano tutti, mi strizzano le tette, mi mettono i loro cazzi in mano e in bocca, vedo un ragazzo bianco, di tipo nordico ma dal fisico massiccio... vedo il suo cazzo roseo che punta la mia figa e mi penetra. Inizia a scoparmi mentre uno di loro mi fa la cortesia di masturbarmi, mette il suo pollice bagnato proprio sul clito, alla sommità delle mie labbra lucide e bagnate, contratte dallo sforzo che fa l'altro ad entrare, e inizia a strofinare lento schiacciando la mia perlina che sfugge ovunque mentre lui con un dito la insegue.
Mi vedo... mi sento gridare... ma non godo, infondo mi avevi chiesto di immaginare qualcosa che mi procurasse un orgasmo lungo e lento e così faccio... allento la presa, il mio polso rallenta la corsa ma pregusto, mi sento vibrare dentro e la mia mente mi porta una nuova immagine.
Sai cosa mi piace del gruppo, papi? Oltre ai tanti orgasmi, moltiplicati tanti quanti sono gli uomini che ti scopano?

Il cambio.

Quell'attimo in cui uno lascia il posto all'altro. E' in quel momento che arriva la sensazione di sentirsi usata, presa da tanti cazzi. E' l'ingresso di un corpo nuovo, diverso, il concedersi ancora, quasi senza fine e sicuramente senza alcun ritegno.
Una puttana a cui servono 8 cazzi per essere contenta. La mia mente corre veloce ad una nuova scena, sempre sullo stesso tavolo sono impalata sul cazzo di uno di loro. Mi tiene stretta alla vita con braccia serrate come una cinghia mentre altri mi toccano i seni, li strizzano forte fino a farmi male.
Sento uno di loro dietro, puntare la cappella verso il mio buchetto più stretto e sforzare l'anello cedevole fino ad entrare.
E' un misto di piacere e dolore, sono piena e irrequieta ma mi piace. Il mio corpo e' pervaso da mille brividi mentre penso ai vari che si succedono nel mio culo, che di comune accordo decidono di venirmi dentro uno per volta fino a che non viene anche l'ultimo che mi tiene ancorata dalla figa. Da me colano fuori lunghi rigagnoli di sborra.
E' in quel momento che godo, paparino, con una mano tra le gambe nude e l'altra infilata nella maglietta a strizzarmi il capezzolo sinistro che sbucava impertinente al di sopra del reggiseno.
Un orgasmo lungo, sai? E lento a salire, che necessitava di essere incentivato di continuo dallo sfregare delle mie dita ma che, una volta arrivato, mi ha lasciato stravolta.
Con il fiato corto e il polso dolorante, socchiudo le gambe quel tanto che basta per sentire il mio umidore fattosi più consistente. Ecco, vedi, questa personcina a modo, questa ragazza per bene, la tua bambina, desidera questo spesso e volentieri. Non sarà molto appropriato al mio viso infantile e al mio modo gentile di approcciarmi ma tant'è vero che se ti piaccio una ragione ci sarà e credo sia la mia mente porca ad attrarti, oltre al mio culo... .

Non mi spiace di questi cattivi pensieri, capisco che possano risultare inappropriati per una ragazza per bene ma ti assicuro che non rimpiango affatto l'orgasmo che mi hanno regalato e mi chiedo se per davvero un giorno di questi mi porterai a scopare una marea di uomini.

Io lo spero ... .
Ti adoro, ti bacio.
Tua.

Ambra


di fiordiciliegi 

venerdì 7 settembre 2012

Party, party


La ragazzina aveva 16 anni da poco. Appena legale per il posto in cui mi trovavo. Avevamo cominciato a ballare insieme in una di quelle feste caotiche dove ci si conosce appena ma tutti vogliono divertirsi. Lei era tutta sviluppata, in tutti i sensi. Mi si strinse addosso con tutta l’intenzione di provocarmi e l’effetto non si fece attendere. Una erezione di pietra la spingeva fra le gambe e l’inguine. Mi mise due braccia intorno al collo per assicurarsi la presa e allo stesso tempo cominciò a sfregarsi ondeggiando contro il mio cazzo. La manovrai contro un muro della stanza poco illuminata  e cominciai a baciarla dolcemente sulla bocca mentre il mio cazzo la teneva incollata al muro. Aveva una lingua esperta, avida, sapiente, esploratrice e delle labbra carnose e morbide e bagnatissime. Si divincolò con la testa e mi baciava il collo prima e poi avendo leccato per bene sotto l’orecchio destro comincio a baciare con più insistenza e a succhiare. Dimenticai tutto e mi abbandonai a quel solletico e a quella lingua che mi dava un piacere sconosciuto e inaspettato. Aprì un porta poco distante e ci infilammo in una stanza buia. Chiusi la porta, ce la spinsi contro e mi misi ad armeggiare con il suo inguine fradicio sotto una minigonna cortissima, scostai le mutande e carezzai un pelo delicato che nascondeva delle labbra gonfie e caldissime. Persi la ragione, abbassai la cerniera dei pantaloni e misi a nudo un cazzo più famelico di un lupo in inverno. Lo puntai fra le labbra bagnandolo coi suoi umori e lei si offrì spingendo il suo inguine in avanti e sollevando una gamba. Le scivolai dentro mentre emetteva un rantolo animale. Sostenendole la gamba alzata la scopai selvaggiamente come un coniglio. Non avevo tempo per preliminari e non c’era tempo per le delicatezze. La inondai di sborra come non mi era mai capitato mentre lei si teneva aggrappata per non perdersi nulla della mia foia. Uscimmo dalla stanza buia e sgusciammo fuori senza salutare, tanto erano tutti affaccendati. Me la portai a casa per finirla. Ma non so chi fu finito. La ragazzina era una indemoniata e volle scopare e giocare “quasi” tutta la notte. Passò da un orgasmo all’altro senza smettere. O così sembrò. Una donna fortunata, pensai. Questa la vita se la godrà davvero ed ha cominciato così presto! Le mie palle gridavano vendetta. Il giorno dopo scoprì che quella “leccata” sul collo mi aveva provocato una ecchimosi. Volontaria da parte sua per lasciarmi un ricordo. Love bite! Però io sono sicuro che anche lei la fichetta ce l’aveva rossa il giorno dopo, ma non se ne lamentò mai.

This chick was just about sixteen. Just legal where we were. We had stated dancing in one of those house parties where people barely know each other and everyone is out to enjoy themselves. She was fully developed in all senses. She clad on me like a limpet with all intention of getting some reaction. She soon got it. A cock like steel pushing between her legs and fanny. Stuck two hands round my neck to maintain hold and pushed her own groin against my erection. What a little bitch, I thought while she continued to grind her legs around my swollen dick. Gently I manoeuvred her to the edge of the sparsely lit room against a wall and started kissing gently and keeping her pinned against the wall. Her tongue was luscious, avid, expert, lips swollen, wet, sweet. Moved her head to my neck, under my ear. Licked there for a while like a puppy and then stated kissing. I abandoned myself to that unknown and lovely tickle. That lasted a while. Then with a few steps I moved to a door that opened into a dark room. Shut it and pinned her against it and started fumbling with knickers under a rara miniskirt. She was very wet.  Found my way round her front rubbing some very fine, delicate and sopping hair.  I lost control. I unzipped my delirious cock end, rubbed it between her flooded lips while she was offering her hungry groin to me. Lifted one leg and slid into her to the end with a rant from her throat. Holding one of her legs I fucked her savagely like rabbit. I had no time for preliminaries or niceties. I flooded her with spunk like had never done with anyone. She held me tight for a while not to miss anything from my attack. We left the room and slipped out of the party without greeting anyone. Everybody was engrossed in something or other. I took her home to finish her off. But I am not sure who finished whom. The chick was possessed and wanted to fuck and play all night long. Or so it seemed. What a  lucky woman, I thought. She’ll enjoy her life for sure and still so young!. My balls were screaming in pain. The day after I found out that the licking had given me a bruise. Love bite! Done on purpose, to leave a mark. However I am sure that her young sweet pussy was red and throbbing the day after, though she never mentioned it.

giovedì 21 giugno 2012

Se ci vedessimo stasera?



"Se ci vedessimo stasera?" mi disse fissandomi negli occhi, accompagnando la sua domanda con un sorriso perfetto e denti bianchissimi.
Non riuscivo a non distrarmi ogni volta che i suoi occhi, al tempo stesso interrogativi ed imperscrutabili, fissavano i miei.
Non avevo mai visto, prima di allora, occhi così: occhi ambrati, tempestati di macchioline, maculati come il manto di un leopardo. Semplicemente bellissimi, ammalianti e dorati come un quadro di Klimt.
"Sai che non posso" risposi con il tono malizioso di chi ben sa che non ci vorrà molto a tramutare la poco convincente ritrosia in un convinto "si". "Ho troppe pratiche da finire, non so neanche a che ora riuscirò a lasciare l'ufficio".
Non mi lasciò neanche il tempo di finire la frase, che le sue mani avevano già sollevato la mia gonna e le sue dita premevano con forza sul microscopico lembo del perizoma, spostandolo.
Socchiusi la bocca, in un respiro strozzato, e le sue dita erano dentro, completamente bagnate della mia eccitazione immediata.
Fissandomi negli occhi inizio iniziò a masturbarmi lentamente; le sue dita con un movimento flemmatico entravano ed uscivano dal mio fiore e i suoi occhi mi fissavano con l'espressione di un guerriero che sa di aver vinto la sua battaglia. Con la voce suadente riprese " Sei sicura? Io dico che dovremmo vederci stasera, ho già voglia di succhiarti, sei proprio sicura che non puoi?".
Eccoci alle solite: sono muta, con il respiro corto, la bocca socchiusa e la sua a sfiorarmi, a respirare nella mia. Ecco arrivare come un fiume in tempesta la voglia di mangiarlo, di tirare fuori la lingua senza contegno e aggrovigliarla alla sua, sentire il suo sapore.
Senza allontanarmi da lui, inerme, senza essere in grado di proferire parola, posai la mia mano sui  pantaloni, certa della sua erezione. Era durissimo, ed enorme, infatti.
Mi venne all'improvviso una voglia irrefrenabile di prenderglielo in bocca, accidenti e me, ma in ufficio è sempre molto pericoloso.
Senza rendermi conto di quel che stessi facendo, mi ritrovai in ginocchio, con la faccia sui suoi pantaloni e le mani,entrambe, premevano vogliose e bramanti sul suo membro.
Seguivo l'asta in giù e in su e lo sentivo diventare sempre più duro e gonfio. Avvicinai la mia bocca all'altezza della cappella e la presi in bocca così, chiusa nel pantalone.
La sua testa si chinò all'indietro accompagnata da un sonoro sospiro. Mi prese la testa con le mani e la spinse con forza su ciò che tanto stavo desiderando.
"Prendimelo in bocca " sussurrò implorante, abbassando la cerniera.
Aprii la bocca e chinai la testa di lato. Lo presi in bocca così, ancora dentro i boxer shorts e l'effetto era molto più gradevole rispetto al pantalone. Su e giù, cominciai il mio movimento. Avevo l'asta in bocca.
Il mio amante impaziente continuava a premere il mio viso sul suo membro.
"Prendilo in bocca, prendilo, succhiami".
Lo ignoravo e continuavo a prenderglielo così, senza spostargli i boxer, ma pur sempre in bocca.
Sentivo la sua voglia: premeva il mio viso su di lui e accompagnava ogni mio movimento spingendo le natiche verso di me, come stesse avendo un rapporto sessuale.
Avevo le mani sulle sue natiche, sode. Spostai i boxer e iniziai ad accarezzargliele, spingendo i suoi glutei verso di me e continuando a succhiarglielo da sopra al boxer.
Sentivo la sua voglia aumentare sempre più, sentivo l'eccitazione, il suo respiro accelerato. Vidi la punta della cappella uscire dai boxer, impaziente. Iniziai a leccare avidamente quell' unico lembo di pelle a me offerto e con le dita mi avvicinavo al suo buchino.
Così, premendo sull'ano, senza entrare e sbaciucchiando quel pezzetto di cappella  a me offerto, presi la mia decisione e accolsi nella mia bocca un pezzo in più, scostandogli definitivamente il boxer per poterlo assaggiare meglio.
Ora era il suo di respiro ad essere come strozzato.
Lo presi in bocca e incominciai la mia danza. Con le mani accompagnava la mia testa, seguendo il ritmo, lento, che accompagnava ogni mia profonda spinta.
"Prendilo tutto" sussurrava, "Prendilo tutto, prendilo in gola".
E' quello che desideravo con tutta me stessa.
Alternavo le spinte profonde e vogliose a vari baci e risucchi sulla cappella gonfia e lucida. Era tutto bagnato, di umori suoi e saliva mia.
Inizio a spingermi con forza, aumentando il ritmo. " Vuoi bere?Dimmelo, dimmi che vuoi bere, fammi sentire, fammi sentire come lo vuoi".
Continuavo a prenderlo in bocca molto rumorosamente, adoro il rumore del risucchio e faccio in modo che sia sempre molto sonoro. Che magia il suono di questa orchestra di piacere.
"Mmmm" annui, aumentando il ritmo e senza toglierlo dalla bocca.
"Bevi tutto, dai, fammi sentire come ti piace, non perdere neanche una goccia, bevi tutto, dai, fammi impazzire..."
Ecco arrivare quell'attimo che precede l'eiaculazione, quando è durissimo e senti un leggero movimento, come una vibrazione che parte dalla base e arriva fino alla punta.

Sono pronta ed eccitata per succhiare tutto avidamente.
Adoro succhiarlo così e guardare il suo addome contrarsi.

Spingendo forte sulle sue natiche, per meglio accogliere tutto il suo membro nella mia bocca, tra sospiri rumorosi ed esortazioni a non fermarmi, succhiai avidamente ogni goccia, con una tale foga da far finire tutto il suo sperma direttamente nella mia gola.

Mi strinse forte la testa, come abbracciandola, premendola sulla sua pancia, dolcemente e respirando profondamente. Esausto.

Se la Fata, senza preavviso, si trovasse le mani del suo uomo-bambino fra le cosce a masturbarla con forza mentre le fissa negli occhi, non può resistere. Dovrà bere e saziarsi.

Di Lafatadorata

giovedì 24 maggio 2012

L'orgasmo della FatAdorata


di  fata dorata

Lo sapevo, non avrei dovuto invitarti a passare qui in ufficio, non oggi, che sono tutta sola. Non oggi, che guarda caso ho strani pensieri che mi passano per la testa.
Sono vestita come piace a te: giacca e pantaloni neri, una camicetta beige con profonda scollatura . La giacca è contornata da un bordino beige, ha taglio femminile, sfiancata, piuttosto corta.
Decolté nero, tacco 7. Ho i capelli mossi a onde, che sanno di balsamo, come piace a te. Lunghissimi.

Ho fatto una lunga doccia stamani e mi sono accarezzata a lungo, con calma, cospargendomi di olio per il corpo, ovunque.
L'ho passato sul seno, sui capezzoli turgidi mentre la mia mente vagava maliziosa. Ho immaginato le tue mani, sentito il piacere di toccare la carne, soda, consistente, per finire sul capezzolo, sporgente, duro, marrone.
Poi mi sono accarezzata lì, tra le cosce. Le labbra gonfie, lisce come pelle di un neonato, i glutei, l'ano. Ho provato piacere, mi sono senta eccitata all'idea malsana che forse, la tua lingua, presto, avrebbe ripercorso lo stesso tragitto.

Solo poche ore dopo, frastornata dal tuo sorriso, dai tuoi denti bianchissimi, dal tuo fiato sul collo, dalle frasi sussurrate nell'orecchio...
"Strega, che buon profumo, non resisto, lasciati mangiare..."
Sei incollato la mio corpo, sento la tua erezione, mi sento stordita, non so che fare, non riesco a non lasciarmi andare.

Mi metti contro il muro, maledetto, apri la bocca ed eccoti lì...
Non mi lasci neanche il tempo di risponderti qualcosa, non capisco nulla e sento la tua lingua, umida, calda, che mi passa sul collo.
Mi bagno inesorabilmente, mi sento pulsare il clitoride, non riesco a pensare ad altro, nel cervello mi martella la voglia di dirti " Mettimelo dentro, sfondami con tutta la forza, leccami ovunque".

Sospiro e la tua lingua incomincia il suo tragitto, proprio come avevo immaginato.
Ti respiro, quanto tempo è passato senza il tuo odore nelle mie narici.
Incominci a diventare matto e frenetico come ti ricordavo, sempre, con me. Mi accarezzi ovunque, hai il respiro affannoso, sento i battiti del tuo cuore.

M sbottoni frettolosamente la camicetta, mi palpi il seno, con forza, irruenza, respiri a bocca socchiusa e freneticamente incominci a leccarmi il seno. Poi eccoti lì, nel posto che più ami. Sei attaccato al mio capezzolo e succhi come un bambino, con ingordigia, facendo rumore.

Potrei raggiungere l'orgasmo, sento di esplodere.
Molli il capezzolo facendolo schioccare, mi lecchi usando tutta la lingua, come un cane, poi lo riacchiappi, succhi ancora, sembri impazzito e io con te. Succhi, lecchi, sei un vulcano in piena eruzione.

Risali su leccando il collo e mi sussurri " Voglio che tu mi venga in bocca"...
Mi sbottoni la camicia e i pantaloni, che cadono a terra.
"Apri le gambe" " Come profumi, come sei liscia, mi piaci da impazzire, sei un lago..."
Spalanco le gambe ed eccoti lì, in ginocchio a succhiarmi avidamente il clitoride mentre mi infili due dita dentro.
Sono così bagnata che si sente il rumore delle dita che entrano ed escono e la tua lingua che sembra letteralmente bere.

Inarco la schiena e dei brividi fortissimi attraversano tutto il mio corpo. Non c'è un centimetro del mio corpo che non sia in estasi.
Le tue mani stringono le mie natiche e la tua lingua arriva ovunque. Sfiori l'ano e nel farlo ti sento davvero perdere il controllo: mi giri, sono di faccia al muro e la tua faccia e letteralmente persa dentro le mie natiche.
Continui a sbranarmi avidamente e poi ricominci a penetrarmi con le dita. Sento dita ovunque, non so più quante mani hai. Mi penetri dietro e avanti contemporaneamente e continua a leccarmi.

Ecco, per un attimo sono completamente tua, vorrei che mi infilassi la testa dentro. Senza rendermi conto, perdendo completamente il controllo ti sussurro " Più forte, ancora..."

Che il Cielo si apra, che si fermi la Terra:

Ecco a te. La fata e il Suo Orgasmo nella tua bocca.


martedì 22 maggio 2012

Adagiata sul letto,



scoperta, nuda e semi addormentata, almeno cosi si faceva apparire. Con la testa reclina sul cuscino e una gamba leggermente piegata che causava una bella messa in mostra della fica liscia come una bimbetta. La vide e pensò di punirla per quella posizione provocatoria. Intenzionale o casuale. Doveva essere punita.
E poi aveva già il cazzo duro.
Era uscito appena dalla doccia, il letto assorbì la caduta ma poco dopo le stava addosso facendosi largo con le gambe. Non gli importava se fosse sveglia. Guidò la verga durissima con una mano aprendole le labbra e appoggiò appena la cappella in linea. Lei fece finta di sorprendersi. Di colpo la infilzò e lei trasalì a quella invasione senza riguardi. Ma lui sapeva benissimo che la mattina la fica era sempre bagnata, umida e caldissima. Il calore gli avvolse il cazzo e per un momento ne assaporò l'abbraccio. Poi si ricordò che doveva punirla.

Si tirò indietro e lasciò andare un affondo selvaggio, spaventoso. Il letto si scosse. I fianchi di lei affondarono nel materasso, sembrava che li volesse inghiottire entrambi. Si tirò indietro di nuovo e andava per un'altro colpo, ma questa volta ebbe la sorpresa. Lei lo aveva seguito inarcando le reni e si incontrarono a mezz'aria con una schiocco tremendo. Non avrebbe accettato passivamente quell'assalto e poi, francamente, l'invasione le piaceva e voleva farglielo sapere. Continuarono come forsennati in silenzio. Ansimanti come due lottatori in cerca di una sottomissione. Non ce ne fu.

Madidi di sudore, accaldati e aggrappati per non perdere la presa e la copula. Anche quando lui cercò di rallentare, lei da sotto continuò a colpirlo con la su fica, selvaggiamente, fino a che raggiunse l'orgasmo. Lui venne subito dopo, istigato dalla convulsione che quella fica pazza gli stava imprimendo che sembrava lo volesse strangolare.

Lei continuò a mungerlo con piccole contrazioni e colpetti fino a che ebbe vuotato tutto lo sperma. La sensazione del liquido le fece quasi perdere i sensi. Una ondata le invase le carni ed ebbe un improvviso buio mentale. Sentì che ritraeva l'ariete grondante, lucido come nuovo e ben curato e fu contenta della propria opera. Si tenne ferma mentre la fica assaporava la presenza dello sperma che aveva appena cavato.

Volle riassopirsi

lunedì 14 maggio 2012

Posta di oggi


A: Vorrei tanto che tu m'illustrassi dettagliatamente i piaceri sessuali nel sesso orale femminile. Come e cosa deve fare un uomo? E' mai possibile che non riesco a spalancare questa porta? 
Puoi anche rifiutarti.

B: Ti posso parlare di quello che io ho imparato strada facendo.
Prima di tutto non si attacca una fica come se fossi un leone famelico. Lo si è ma conviene fare una serie di approcci con bacetti, leccatine a volte partendo anche dai piedi, tempo permettendo. Il progresso riguarda tutte e due le gambe, sia avanti che dietro incluso il culo, specie se è del tipo che merita. Le mani partecipano ma la bocca fa da protagonista. Fermarsi sulle pieghe fra gamba e ventre leccando leggermente. Personalmente conto molto sulla reazione che ricevo. Mi secca molto il mutismo e la non partecipazione per qualunque ragione. Poi si continua con il piatto principale. Qui le differenze sono grandi fra donna e donna nelle reazioni. Preghi il padreterno di non trovarti davanti a un pezzo di legno, specie le prime volte. La lingua deve andare in esplorazione per imparare dove ottiene i risultati migliori. Lecco sempre con avidità. O veloce o lento sempre a piacere di lei. Se mi trovo davanti ad un inguine che risponde aggiusto le leccate al suo RITMO. Questo è importantissimo: assecondare il ritmo di lei. Poi con lingua a volte a punta a volte completamente aperta si lecca si penetra, si succhiano le labbra o il clitoride a mo' di pompino. C'è a chi piace. Non si tralascia nulla. I mugolii vanno bene. A seconda della posizione in cui mi pongo posso inserire un dito e spingere leggermente verso il basso. Questo da la sensazione di avere inserito un grosso cazzo in quanto la vulva ha un legamento abbastanza sensibile che "sente" questa differenza. A volte inserisco anche due dita, uno nell'ano, dopo avere lubrificato il dito. Questo non piace a tutte. Di recente ho provato una nuova posizione che ti descrivo. Ha i suoi meriti ed è comoda. Mi metto dietro in una posizione invertita, cioè le mie ginocchia sono all'altezza della nuca e metto la testa fra le gambe di lei. Questo mi da una libertà completa di leccare ano, perineo e fica e poi lascio fare a lei per quanto riguarda il ritmo. L'afferro alla vita per non perdere contatto durante le agitazioni. Quando arriva l'orgasmo (e arriva) mi tengo in stretto contatto con la fica e muovo o no la lingua, dipende se lei la sopporta o no. Ma rimango in contatto per il mio piacere. Le palpitazioni sono il mio premio. Una fica che va in palpitazione sulla mia lingua è indescrivibile. Eventuale miele femminile va accuratamente leccato. Penso che bere tutto sia un grosso complimento alla donna. Dal momento che si è sul fianco ci si stanca poco e si può andare avanti per molto tempo. Si può continuare fino ad un secondo orgasmo e oltre. Se la reazione alla leccata del buco piccolo è buona si può indugiare di più li. Una fica depilata, almeno intorno alle grandi labbra va molto meglio di una pelosa. Alcune gradiscono molto lo stimolo perineale. Non c'è una regola per tutte. Dopo un po' di volte sai quello che funziona con la donna che hai di fronte. Se lei gradisce si può
veramente andare avanti per parecchio tempo. Il 69 va bene ma l'orgasmo si coniuga al singolare. Prima uno e poi l'altro.
Se mai mi imbattessi in un clitoride grosso, lo tratterei alla stesso modo di un pisello, cioè stimolando la parte inferiore, ma sono rarissimi. Di schizzi non ne ho mai visti, molto dipende dalla capacità della donna di abbandonarsi. Ho visto emissioni copiose si, durante il coito e, a seconda del mio umore, mi fermo per leccare tutto o asciugo con un fazzolettino per aumentare il mio stimolo. Ti assicuro che leccare una fica molto bagnata durante una scopata è molto piacevole, specie se lei merita (è coinvolta molto) e ti va a sangue.
Scusa se ti ho fatto una descrizione didascalica e fredda della cosa. Io mi sono eccitato un poco. Ma l'argomento è vasto e non ti potevo fare la descrizione di uno solo.
In bocca al lupo !

A :
Tu ti sei eccitato un poco....io mi sono eccitata molto. Ma dov'è questo Paradiso? Mai provato niente del genere e mi dispiace da morire. Adesso vado in palestra, poi ti rispondo con comodo per dirti cosa provo e penso in quei momenti.
SEI GRANDE!


mercoledì 8 febbraio 2012

martedì 7 febbraio 2012

Hide and seek

It always used to happen in the summer during school holidays. Days were long and in the evenings the temperature was pleasant. After sunset the field was clear. That period between seven and nine, before dinner when the kids came out and dads are not back home yet. It happened that we would agree on a game. At fourteen, fifteen years, the favourite was hide and seek. We all knew why, but it was a legitimate excuse for hiding and pretend to be playing. The field was a series of blocks of flats within a large garden with its shrubs, entrances, stairs, elevators and stairwells. Those who were doing the seeking had a lot to do. So one evening I find myself pressed against a girl I fancied, who often used to stare at me, at the bottom of a dark stairwell giving access to the boiler room.
We made sure not to hide all in one place. So every odd lad was directed elsewhere. I stood in front to hide her gallantly and pushing her against the door, looking for a contact. Her arms encircle me and her hands are on my belly stroking gently up and down. The t shirt gets up and she touches my skin continuing the stRoking movement. She likes this crush, I think. I turn around and hug her. No words. We kiss frantically. We know we have a few seconds. She puts a hand on the erection, under the pants, that was pinning her to the door and mutters no, no. I explore the entire shoulders and a round warm abottom. She pushes her crotch forward towards me still wispering: no, no but never stopping the swinging movement of her hips. I pull down the zipper, my erection goes down with force and locks between her crotch. Her skirt had risen as if by magic. I put my cock under the gusset. I was going crazy and she too. Her pants firmly in place, but for me it was enough not daring to push my luck. I make a few instinctive coital pushes. Shortly after, she trembles and gasps moanig, I enjoy the warmth of her skin. I come in spurts. She pauses a second, surprised. She is all wet. Quick!. She wipes herself as best as she can with my hankie and lowers her skirt, slips away and disappears.
I was found, but alone. The game ends. We all come gather in the middle of the garden. Someone asks about her and I say vaguely that "I think she’s been called home."
I also go home with my head buzzing. I go the bathroom and clean up. I try not to show the glow of red cheeks followed by the inquisitive questioning of my mother.

I had enjoyed it. Lying on my bed, staring at the ceiling, I kept wondering what was it like to go beyond that point, while an erection was beginning to push up again.

First issued in October 2011

giovedì 26 gennaio 2012

Sandra si alza (seconda parte)



Il giorno arriva e mi reco all’indirizzo del bigliettino. Suono e lei apre. Indossava una vestaglietta leggera per i lavori di casa e le pantofole. Era bella lo stesso. Non si potevano nascondere  le sue doti nemmeno in una vestaglia non attillata. Parliamo per un poco e poi mi indica il mobile, anzi i mobili da spostare. La madre non c’è è andata fuori città da una sorella e non sarebbe stata di nessun aiuto. Sono d’accordissimo penso, dietro un sorriso che nasconde pensieri di altro ordine.
I mobili sono pesanti e consiglio di vuotarli. Così tutto il suo guardaroba viene vuotato su letti e divani. Cassetti vuotati di tutto, incluse tutte le sue mutande, mmm, le guêpières, i reggiseno. Tutto.  Era la prima volta che passavo in rassegna  il guardaroba  intimo di una donna che non fosse un famigliare. Che pensieri potevo avere? Ma un impegno è un impegno e bisogna portarlo a termine.
Il giorno è caldo. Spostiamo i mobili e entrambi sudiamo. Io più copiosamente di lei. La aiuto a rimettere tutto il guardaroba a posto a spolverare e poi mi dice con tono perentorio di fare una doccia. Mi porge un asciugamano, una bustina di shampoo e mi porta nel bagno mi fa entrare nella vasca, tira la tenda e mi chiede di porgerle i vestiti. Cosa vuoi farne? Le chiedo. Li metto fuori a prendere aria mentre ti fai la doccia ed esce. Io mi faccio la doccia e inevitabilmente nell’insaponarmi mi viene una erezione da palo telegrafico. Meno male che è fuori, penso. Però due secondi dopo rientra con un accappatoio, apre la tenda della doccia quasi tranquilla. Quasi tranquilla perché al vedere la mia condizione scherzando mi fa; “sei sempre cosi?”. No, le dico, non sempre. Lei guarda per terra poi… si slaccia la vestaglietta e… “entro anche io” dice, mi devo fare la doccia.  Fa talmente in fretta che entra col reggiseno e le mutande che immediatamente si bagnano.  Si slaccia il reggiseno e io penso di essere di nuovo in uno dei miei maledetti sogni da incazzatura. Si abbassa le mutande e nel dare così il suo culo da incubo mi tocca. E’ vero, bagnato e caldo. Scommetto che non hai mai  fatto la doccia con una donne, dice. No, mai. Poi aggiunge che sa che io la guardo in ufficio e che la cosa dapprima le dava fastidio ma poi la mia attenzione cominciò a piacerle e faceva il possibile per mantenerla con il suo gioco delle gambe sotto il tavolo. E oggi era programmato? No, aggiunge, ci ho pensato 2 minuti fa. Mi ruba il sapone e comincia insaponarmi di nuovo. Le mani ora non insaponano, toccano tutto: gambe, culo spalle e poi da dietro mi tocca il petto schiacciandosi contro di me. I suoni seni sono contro le mie spalle e sta spingendo l’inguine contro di me. Abbassa le mani e prende la mia erezione. Mugola e comincia a masturbarmi. Mi stringe forte e fa un movimento lento regolare. Le dico che così verrò subito. Meglio, dice lei. Così dopo facciamo con calma. Di sicuro ne sapeva più lei che io. Eiaculo a fiotti sulla tenda della doccia scosso dall’orgasmo. Lei ne raccoglie un pochino e lo tocca con la punta della lingua. Buono! fa. Io sono in estasi.  Ora si insapona, mi chiede di aiutarla con le spalle ma le mie mani sono dappertutto. Poi senza dirle nulla la giro contro il muro e mi abbasso cercando la sua vulva nascosta. Mi facilita sollevando una gamba. Nonostante l’acqua la fica è ancora bagnatissima di umori. La lecco senza ritegno, bevo il miele dalla sua fonte allargo la lingua, la fica spianata, la penetro come un colibrì alla ricerca di altro nettare poi bisbiglia “sto venendo”. Mi fermo con la lingua piatta  tenendola spinta contro di me e la lascio fare al suo spasimo. Ci asciughiamo insieme, lei si sofferma sulla mia erezione compiacendosene. Poi mi infila l’accappatoio e mi conduce nella sua camera. Letto francese. Si sdraia supina con le gambe aperte. I petali dalla sua rosa in mostra fra i peli. Scopiamo! mi dice. Io volevo ancora leccarla  ma lei mi dice: dopo. Mi stendo su di lei scivolando nella fica calda ancora bagnatissima. Meno male che sono venuto poco fa, penso, altrimenti chi ce l’avrebbe fatta a durare? Il piacere è immenso. Le gambe il culo e la fica di Sandra sono dolcissimi. Ora si sta muovendo ritmicamente verso di me cercando gli affondi e aprendosi come un fiore. Che fortuna” Questa ragazza è bellissima e sa anche scopare senza ritegno. Esploderei subito ma cerco di distrarmi assaporando la  seta interna della fica di Sandra. Voglio che anche lei mi senta. Rallento il ritmo e la penetro lentamente carezzando col mio cazzo tutta quella fica bagnata e vogliosa. E’ lei che accelera poco dopo e capisco che sta per avere un altro orgasmo. La lascio fare. Entra in convulsioni, si inarca ripetutamente mentre la fica pulsa e quasi mi strangola. Dolce morte. Rallenta e le dico che voglio venire anche io. Fai, dice. La afferro per le natiche stringendole verso di me e facilitando una penetrazione più profonda. E’ completamente aperta e vuole il mio sperma. Il solo pensiero mi fa scivolare oltre la collina. La inondo di convulsioni e lei mi stringe forte baciandomi sul collo, gambe divaricate all’estremo. Passiamo il resto del giorno ad amoreggiare ancora oltre lo sfinimento.

Ci incontrammo altre volte con calma e quando si poteva. Io cambiai lavoro. Lei sposò un avvocato del suo paese e ci perdemmo di vista.
Indimenticabile Sandra.

lunedì 16 gennaio 2012

Sandra si alza (Prima parte)

 

Sedeva di fronte, al tavolo di fronte. Nella stanza c’erano sei scrivanie, quattro altri colleghi e colleghe di età varia fra i trenta e i sessanta con capacità varie e voglia di lavorare varie.  Io facevo il lavoro che mi veniva assegnato e cercavo di essere diligente ma… avevo anche Sandra seduta di fronte. No, non sto creando scuse per il mio lavoro. Tutt’altro. Fin dal primo giorno Pensavo che essere in ufficio e con una Sandra di fronte fosse una situazione paradisiaca.
Sandra, spesso con la gonna attillata. Sandra era una bellezza mediterranea classica. La natura era stata generosa con Sandra. Mora con un bel viso ovale occhi enormi, un seno che era impossibile nascondere e delle gambe da colonne doriche terminanti in una apoteosi di culo, gonne attillata, la gonne da tailleur.
Sandra si alza.
Lo spazio fra le scrivanie era stretto. Si passava solo di traverso e lei era costretta a infilarsi fra lo spazio rivolgendomi quell’apoteosi di culo che nessun maschio con gli ormoni a posto poteva non guardare. Io lo facevo di soppiatto, per discrezione e perché le altre invece guardavano noi maschi, i nostri occhi, invidiose. Sandra indossava sempre un profumo che non potevi non notare, era discreto ma inconfondibile. Sandra esce dallo spazio fra le scrivanie e per farlo era costretta a roteare quei fianchi da sogno. Momento di pausa  mentale e riprendo il lavoro. Che bella cavalla penso. Non so se sia una fortuna o una maledizione.

Sandra in guêpière, calze e tacchi che mezza svestita attraversa la stanza e si reca al bagno. Ne usciva senza mutande con un triangolo nero in mostra che era come una sfida. La mia erezione era  incontenibile. Sandra si toglie la guêpière e i seni si affacciano, liberati, prepotenti. Davvero erano formidabili. Si inginocchia sul letto e si abbassa verso di me.

6.30. Che sogno di merda! Ora che faccio? Devo alzarmi. Sono incazzato. Ora mi tocca prepararmi e uscire rifare il viaggio verso l’ufficio. Verso Sandra. Arrivo, entro e mi siedo, tiro fuori il mio lavoro del giorno e sciorino le carte sulla scrivania. Maledico le mie voglie. Sandra è più grande di me di qualche anno. Io sono assolutamente maldestro, impacciato e alle prime armi. Sia con le donne che con la carriera. Soldi a centesimi. Entra Sandra, sorride a tutti, le perdono tutto a vederla. Le ammicco un sorriso bugiardo che finge disinteresse.
Un cazzo!
Vorrei saltarle addosso e farle vedere quanto la “amo”.

Da quando ero arrivato in quell’ufficio non avevo mai parlato mai con Sandra a parte in soliti consueti saluti. Era meglio che non parlassi, avrei balbettato e sarei arrossito fino all’inverosimile. Ma i miei ormoni erano allo spasimo e i feromoni riempivano la stanza  scalzando tutto il resto. Così pensavo. Sandra intanto mi lanciava piccoli sguardi, per curiosità. Lo so. Lei godeva della mia infatuazione e dei miei silenzi impacciati.  Era un gioco perché a volte le vedevo un sorrisino sulla bocca senza una ragione palese.

Un giorno avvenne che uno dei cassetti della sua scrivania si fosse bloccato e nonostante gli sforzi di vari volontari non ne volle sapere di aprirsi. Venne l’uomo dalla manutenzione con una sbarra. Forzò il cassetto rompendolo da cui piovve una cascata di carte sul pavimento. Sandra era bella per tutti e non solo per me la macchina burocratica si mise in moto: la mattina dopo al posto della vecchia scrivania ce n’era una nuova fiammante. Sandra rimase sorpresa e contenta. Poco dopo apparve l’uomo viscido dell’Ufficio acquisti per estrarre la sua parte di ringraziamenti, sorrisi e perfino l’offerta di un caffè al bar di sotto. Le altre: mute e apparentemente indifferenti. Sandra torna  e mette a posto le sue carte. E poi si siede. Visione.
La nuova scrivania ha un’asse di traverso sul fronte ma fra l’asse e il piano di lavoro c’è uno spazio di quindici centimetri e… le gambe di Sandra sono in bellissima mostra. La sua gonna sempre aderente à salita rivelando oltre metà di quelle colonne. Grazie signore della tua provvidenza! Sandra si accorge che le sto guardando le gambe. Le accavalla, le scambia, le allunga, le apre le chiude. Nessuno si accorge di nulla perché i tavoli sono troppo vicini e nessuno ha una vista diretta. Ora lo so che lei vuole che io la guardi. Perversione! Perversione!

I miei sogni continuano ad essere turbati da visioni di Sandra  in tutte le guise e in tutte le posizioni.

Non c’è nessuno in ufficio. Solo noi due. Mi parla. Mi dice che ha un mobile a casa che vorrebbe spostare e non ce la fa da sola con la madre anziana. Certo, dico, mentre il cuore mi sale in gola e mi sforzo di non tradire il mio entusiasmo. Mi lascia il suo indirizzo su un bigliettino chiedendomi di non dire nulla agli altri, per discrezione. Certo, capisco.
(Continua)

giovedì 8 dicembre 2011

B.


B.
Ho conosciuto B. in ufficio.  22 anni bruna, bel visetto tondo sorridente,  Capelli mossi e forti. Cominciammo a vederci dandoci appuntamento al cinema, Lei veniva con una cugina coetanea complice. Appartenevano ad una etnia arabo-cristiana e le restrizioni in famiglia erano severe. Al cinema ci tenemmo per mano per un poco e poi cominciammo a carezzarci si nascosto, come succede.
Lei con un cappottino sul grembo nascondeva la mia mano errante che le aveva tirato su la gonna e ora le carezzava le mutande. Fradice.  Mi piacque.  Di sicuro piaceva a lei e si capiva. Era impossibile vederla in pubblico, protetta e controllata dalla famiglia.  Pensai che non l’avevo mai baciata ma conoscevo la sua fighetta benissimo. In ufficio decidemmo che per vederci da soli sarebbe venuta da me, era più sicuro e si poteva usare il tempo in modo più efficace. Sabato pomeriggio, con la scusa di fare un giro ai negozi. La sua etnia la imponeva di non associarsi con altri ragazzi. Venne sabato e ci trovammo soli. Lei era vergine e doveva rimanere tale, ma la sua voglia era enorme. Ci spogliammo e andammo direttamente a letto. Lei teneva su le mutande e io non avevo nessuna intenzione di levargliele. Ma quel corpo mi faceva impazzire lo stesso ed era bello. Ci carezzavamo in tutti i modi possibili e le toccai l’inguine. Fradicio come al solito. Mi limitavo a tenerla un mano come se ne avessi preso possesso. La fica bagnata era tutta nella mia mano. Ad un certo punto dice, beh, non stare li, fai qualcosa. Voleva essere masturbata! Le dissi:: “faccio di meglio” e mi abbassai nel letto. Rimase un poco sorpresa  e fece quasi per protestare ma non sapeva cosa avessi in mente. A me il succo fica è sempre piaciuto e questa era una situazione splendida. Lei dapprima non voleva. Non aveva avuto un esperienza di questo genere, non capiva che potesse piacere ma la tranquillizzai con un : “fidati”. Misi la testa fra le sue splendide calde cosce e l’odore di fica mi investì. Era del tipo buono, dolce, gradevole. Cominciai a leccarla tutto intorno e le faceva il solletico. Con una mano le avevo afferrato da sotto le gambe per non farla muovere troppo e con l’altra ora le scostavo le mutande. La lingua si impossessò della vulva. Dapprima voleva ritrarsi ma il mio braccio la teneva ferma. Tesa, molto tesa al contatto della lingua con la sua carne la fece trasalire. Tenni la lingua distesa li senza muoverla per tranquillizzarla. La lingua aderiva alle sue labbra tenendola calda ma una lingua non sta ferma per molto. Era consapevole del contatto ma non capiva cosa sarebbe successo. Cominciai ad applicare pressioni diverse ma senza muoverla. Li si sciolse, osa sapeva che le dava piacere emise n piccolo rantolo che io presi come un via libera e piano piano cominciai muovere la lingua distesa fra il clitoride e le sua apertura vergine. Colava ora, incapace di fermarsi. La lingua diventava più audace incoraggiata da un inguine che ora si alzava ritmicamente ad incontrane la discesa. Non si svergina nessuno così ma capì che questa forma di stimolo le piaceva moltissimo. Si mosse a ritmo per un poco poi accelerando i suoi movimenti esplose. Le convulsioni la fecero contorcere e mi spingeva via la testa. Ma ero troppo forte per lei. Rimasi li a leccare quello che mi dava fino a che si calmò. Rimasi per un poco e poi risalì ad abbracciarla. Mi guardava con un sorriso. Non lo aveva mai fatto e disse che era stato bellissimo. Se vuoi lo rifacciamo, le dissi. Si, aggiunse, mi  piace, Vedi? così terrai la tua verginità e non ti privi di qualche emozione piacevole. Negli appuntamenti che seguirono facemmo altri giochi fino a che  la convinsi che c’erano altri modi di fare l’amore che non toccavano la sua sacra fica. Mi ero procurato della vaselina e con molta cautela si era fatta penetrare il culetto. Un po’ allarmata per partecipare rimase tesa, ma se piaceva a  me mi  lasciava fare. Poi l’avevo messa a pancia in giù perché quel culetto era notevole e provò il contatto di un cazzo rigido contro di sé per la prima volta, Fino ad allora si era limitata a prenderlo in mano e carezzarlo. Ora lo aveva in mezzo al culo che si sfregava su e giù. E subito partecipò al movimento venendomi incontro. Se non fosse stata vergine B. sarebbe stata un’amante naturale e gustosissima. Ma, ma , ma … Dopo averla fatta eccitare per bene  le sussurrai che se mi avesse preso dentro le sarebbe piaciuto ancora di più. Non era affatto sicura. Ma acconsentì a provare. Misi la testa dentro e cominciai a spingere. Lei si allontanò. Dai, faccio piano, stai tranquilla. Riprovo. La testa entra, lei si lamenta. Mi fermo. Poi la sento muoversi impercettibilmente verso di me. La lascio fare. Ora la spinta si sente di più. Mi dice: “dai!” spingo anche io. Hohhhh! Mi fermo. Lei sta respirando forte. Comincia a capire che le piace, anche se le sta facendo male. Si muove di nuovo piano. Sono mezzo dentro ora. E’ forte ma mi trattengo. So che se non mi muovo non arrivo all’orgasmo, anche se vorrei tanto. E’ lei che comincia a dondolare. Si sta dondolando intorno al mio cazzo con il culo puntato verso l’alto. Con ogni spinta mi accorgo che si sta rilassando. Ora spingo anche io. Sono completamente dentro ma è lei che dondola. Provo a spingere ritmicamente per vedere la reazione. Nulla. Va bene allora. Dondolo anche io. Ci incontriamo a metà. Oh B., che spettacolo il tuo splendido culo e il mio cazzo che ci sparisce dentro e le sensazioni sono meravigliose. Che bello che le piaccia questo gioco. Piace anche a me. Troppo. Ancora un affondo. La afferro ai fianchi e le mie pulsazioni la riempiono di sperma, le sente, si muove ancora e l’orgasmo prende anche lei. Sorpresa, contenta, appagata. Ci accasciamo ansimando. Rimaniamo abbracciati di fianco e attaccati ancora. Mi dice: “se non me lo avessi chiesto non ci avrei mai pensato. E’ bello così!” Beh, è colpa della tua maledetta verginità!



B.
I met B. in the office. 22 years brunette, pretty round face smiling, wavy thick hair. We began to see each other at the cinema. She used to come with an accomplice cousin. They belonged to an ethnic Arab-Christian family and the restrictions on them were severe. At the cinema we held hands for a while and then I began to touch her, as it happens.
She hid my wandering hand on her lap with a coat. Her skirt had gone up and my hand was stroking her panties now. Soaked. I liked that. She surely was enjoying it  and you could tell. It was meet that would come to me, was safer and could use time more effectively. Saturday afternoon, with the excuse to take a trip to the shops. His ethnicity required her not to associate with the boys. It was Saturday and we were alone. She was a virgin and would remain so, but his desire was huge. We undressed and went straight to bed. She held her pants up and I had no intention of taking them off. But that the body drove me crazy and it was nice. We caressed in every way possible and I touched his crotch. Wet as usual. I would just keep a hand as if I had taken possession. The pussy was all wet in my hand. At one point says, well, do not stand there, do something. He wanted to be masturbated! I said: "I do better" and I lowered the bed. He was a little surprised and almost made to protest but did not know what I had in mind. I've always liked pussy juice, and this was a wonderful situation. She initially did not want. He had had an experience like this, who could not understand the pleasure, but calmed down with a "trusted". I put my head between her thighs and the wonderful smell of hot pussy hit me. It was kind of good, sweet, pleasant. I began to lick it all around and tickled. With one hand I grabbed from under her legs to keep her from moving too much and now with the other drew back the underwear. The tongue took possession of her pussy. At first he wanted to retire but my arm was holding firm. Tense, very tense and the contact of the tongue with his flesh startled her. I kept there still without moving to calm her. The language clung to his lips, holding a warm but firm language is not for long. He was aware of the contact but did not understand what happened.
I began to apply different pressures, but without moving it. They broke up, he knew that dares to give her pleasure let out a small gasp n which I took as a green light and began slowly moving the tongue lying between the clitoris and the opening of her virgin. Poured hours, unable to stop. The language became bolder now encouraged by a groin incontrane rose rhythmically to the descent. It is not anyone like deflowers but realized that this form of stimulation she liked very much. He moved to the beat for a while then accelerating its movement exploded. The seizures made her squirm and I pushed away the head. But I was too strong for her. I was licking them what they gave me until he calmed down. I stood for a while and then went up to hug her. He looked at me with a smile. She had never done and said it was beautiful. If you want Let's make it, I told her. Yes, I said, I like, see? well you keep your virginity and you can not without some emotion pleasant. In the events that followed we had other games until I convinced her that there were other ways of making love that did not touch her sacred cunt. I had gotten the Vaseline and had done very cautiously penetrate the ass. A little 'alarmed to participate remained tense, but if you like me let me do. Then I'd put on his stomach because that ass was remarkable and he felt the contact of a hard cock against him for the first time, up to then had been limited to pick it up and caress him. Now had it in the middle of the ass rubbed up and down. And immediately he took part in the movement by coming meeting. If it was not a virgin B. would be natural and tasty mistress. But, but, but ... After making her hot she whispered to her that if she got inside she would have liked even more. It was not safe. But he agreed to try. I put my head in and started pushing. She walked away. Come on, I floor, do not worry. Try again. The head comes in, she complains. I stop. Then I feel it move imperceptibly toward me. I let her do. Now he feels the pressure more. He says: "come on!" Push myself. Hohhhh!I stop. She is breathing hard. He begins to understand that she likes, even if doing evil. It moves a revised plan. Half are in now. And 'strong but I restrain myself. I know that if I do not move can not reach orgasm, although I would love to. And 'she begins to sway. You are swinging around my cock with her ass pointing upwards. With every thrust I realize that it is relaxing. Now I push myself. They are completely inside but she is rocking. I try to push rhythmically to see the reaction. Nothing. All right then. Rocking too. We meet in the middle. B. Oh, what a show your beautiful ass and my dick disappears inside us and the feelings are wonderful. How nice that she likes this game. I love it too. Too much. Another push. He grabbed her hips and my pulse to spunk, he hears, moves, and yet she gets an orgasm. Surprise, happy, fulfilled. We collapsed panting. We remain stuck on the side and hugged again. He says: "I you hadn’t  asked  I would  have never thought. It 'so nice! "Well, it's because of your damned virginity!

mercoledì 9 novembre 2011

Dalla bambinaia

Ho forse 5 anni, capelli biondi e lunghi, occhi azzurri::  la bambola di mia madre.
Solo che ero un maschietto
Io venivo spedito alle suore, (che pena!)  e durante l'estate a una bambinaia.
Si giocava tutto il giorno. Io osservavo troppo,  fin troppo.
Una madre anziana e la figlia sui trenta passati erano le nostre bambinaie.
Noi, bambini e bambine.
Mi ricordo di essere sempre stato consapevole della attrazione che le bambine carine avevano su di me.
La madre anziana aveva l'abitudine di fare la dormitina pomeridiana, noi eravamo quasi sempre in un cortiletto antistante la casa a giocare mille giochi inventati. Li, una ragazzetta più grande ci insegnò "Va pensiero".
Spesso nei pomeriggi veniva il fabbro che lavorava di fronte che, non potendo fare rumore a quell'ora, visitava la figlia. Penso che lui fosse sposato. La visita era un po' particolare perché i due entravano in casa e chiudevano la porta che aveva vetri e tendine. Noi continuavamo a giocare noncuranti. Mica tanto! Io sapevo benissimo cosa facevano quei due. Erano le stesse cose che io volevo fare con Mariuccia ma non si poteva. La porta rimaneva chiusa per una ventina di minuti e poi si riapriva. Il fabbro se ne tornava ai suoi ferri e la signorina usciva fissandoci con un’aria ipocritamente severa..
Una volta, approfittando di un momento di disattenzione, porto  Mariuccia in un altro cortile oltre la casa da dove c’era il gabinetto esterno. Era estate, di quei giorni che ti accecano di sole, l'aria è ferma,  l'inedia frena il corpo e la mente trova viaggia. Io avevo sempre i pantaloncini corti in estate. In un baleno spingo Mariuccia nel cortiletto e l'abbraccio. Lei si cala le mutandine spontaneamente io presento dalla gamba dei pantaloncini una prepotente erezione da stecchino . Lei e io sappiamo cosa fare. Siamo in piedi e l'apposizione dura pochi secondi. Rumore alla porta, in un baleno ci mettiamo in ordine, io apro la porta e la signorina , ancora accaldata dal suo incontro amoroso, ci fissa, ci interroga sommariamente e ci informa che al gabinetto si va ad uno ad uno.
Certo.

venerdì 14 ottobre 2011

Il gioco del nascondino

<span>Succedeva sempre d'estate durante le vacanze scolastiche. I giorni erano lunghi e la sera la temperatura era piacevole, il sole tramontato lasciava il campo libero. Quel periodo fra le sette e le nove, prima di cena quando i ragazzi escono e i papà non sono ancora tornati. Accadeva che si improvvisassero i giochi. A quattordici, quindici anni il preferito era il nascondino. Sapevamo tutti il perché ma era una scusa legittima per appartarsi e far finta di giocare. Il campo da gioco erano una serie di palazzine all'interno di un grande giardino coi suoi cespugli, gli ingressi, le scale, gli ascensori e i sottoscale. Chi cercava aveva un bel da fare. Così una sera mi trovo schiacciato contro una coetanea, che mi fissava spesso, in un sottoscala non lungo da cui si accedeva alle caldaie.
Si faceva in modo di non nascondersi tutti nello stesso posto. Per cui ogni importuno veniva indirizzato altrove. Mi metto di spalle davanti a lei per nasconderla cavallerescamente spingendola contro la porta,  cercando un contatto. Le sue braccia mi cingono e le mani stringono sul mio addome e cominciano a carezzarmi su e giù. La maglietta si alza e mi tocca la pelle continuando a carezzare. Le va bene questo schiacciamento, penso io. Mi giro e l'abbraccio anche io. Niente parole. Ci baciamo freneticamente. Sappiamo di avere pochissimi secondi. Mette una mano sui pantaloni una erezione lampo e poi mormora, no, no. Le esploro tutta la schiena e il culo. Spinge l'inguine verso avanti mente rantola no, no. Però continua a spingere ritmicamente l'iguine  in avanti e mi decido. Tiro giù la lampo, esce la mia erezione e a forza la abbasso per passarla fra le sue gambe. La gonnellina si era sollevata come per magia. Le metto il cazzo fra le gambe. Stavo impazzendo e lei pure. Le mutande saldamente a posto ma, bastava così. Poco dopo lei trema a lungo e ansima, mentre io godo di quel calore che quell'angolo fra le carni di donna mi da e ondeggiamo insieme Pochissimi istanti. Vengo a fiotti. Si ferma un secondo sorpresa. Le ho bagnato tutto. Non si perde d'animo. Si abbassa la gonna e si pulisce meglio che può, sguscia via e sparisce.
Mi trovano, ma solo. Il gioco finisce. Ci ritroviamo tutti nel punto centrale. Qualcuno chiede di lei e io rispondo vagamente che "penso sia stata chiamata da casa".
Rientro anche io con la testa che ronza. Vado in bagno e mi metto a posto. Ho paura di avere le gote rosse e dover rispondere alle domande inquisitorie di mia madre.
Ma mi era piaciuto, cazzo se mi era piaciuto. Chissà cosa si prova oltre quel punto mi chiedevo con gli occhi fissi al soffitto, sdraiato sul letto e con una erezione che cominciava di nuovo ad indicare il cielo.

lunedì 10 ottobre 2011

Pausa

La mia “maestra” mi chiese: ti fanno male i reni? Io meravigliato ci pensai su. Si, è vero, mi facevamo male i reni ma l'anticipazione e l'adrenalina tenevano tutto a bada. "Si" le risposi e lei, sorridendo, col sorriso compiaciuto: "allora significa che vuoi scopare". Accidenti, ma come lo sapeva? Io non me ne ero mai accorto. Si adagiò e mi prese. Era, come sempre, bagnatissima. Io, imbranato, la lasciavo fare. Lei mirò subito ad un primo orgasmo quieto e ansimante. Solo le piccole convulsioni mi dicevano che stava venendo e la copiosità dei suoi umori. Si mosse poco dopo e mi pregò di finirla. Mi mossi in modo rapido, lo stimolo era scemato con tutta quella panna ma continuai. Venni dentro di lei e mi schiantai senza ritegno in un fremito sconvolgente. Giacemmo per un poco ma il desiderio ritornò, lei sorrideva. Mi prese in mano e mi tirò nuovamente su di se. Solo missionaria, solo così voleva. Sei giovane, sussurrò, mentre si apriva ancora. Riusciva a tirare le gambe completamente indietro, una vera contorsionista. Affondai perduto in quella offerta, lei voleva condurre il gioco. La lasciai fare al suo ritmo. Non avevo nessuna resistenza, perduto nel suo mare. Gemette piano ancora fino ad un rilassamento completo. Poi presi il mio piacere piano, come lei mi aveva insegnato a fare. Ci rivestimmo e uscimmo. Tornai in ufficio con le gote rosse. Una signora di mezza età mi diede uno sguardo schifato d'invidia. Si vedeva? Tornai a concentrarmi sul mio lavoro.

domenica 28 agosto 2011

Lo scemo

Mi stupiva sempre la mia ex con le sue uscite sul sesso e sessualità. Accadeva sempre in compagnia. In privato nemmeno a parlarne.
Ma le donne hanno una eiaculazione? aveva chiesto qualcuno, e lei: certo !
Io la guardai perché nonostante fosse capace di orgasmi esplosivi  e senza remore, rimaneva muta come un pesce, di eiaculazioni non ne avevo mai viste.
La mia prima vera amante macchiò il mio letto con una produzione copiosa ma io, lo scemo alle prime armi, non capì chi ne fosse stato l'autore. Pensai entrambi. Il fatto non si ripeté più in quel modo e ora, a distanza di anni, devo pensare che fosse stata opera sua.
Delle produzioni più o meno generose con altre compagne ma non ci facevo molto caso, nella foga del momento, non ero li col misurino. La visione di produzioni porno più o meno vere ha rivelato un aspetto della sessualità femminile fino ad allora sconosciuto. Eppure di umori e di mutande fradice ne conoscevo. In un'epoca dove il sesso era sicuramente meno libero di oggi, le carezze intime e le mutande fradice erano il risultato logico di molti incontri semi clandestini. Perfino orgasmi reciproci. Ma di eiaculazioni orgasmiche? Non solo non se ne conoscevano ma non se ne parlava nemmeno.
Oggi gli umori femminili sono diventati una misura mentale del coinvolgimento di lei, anche se ora capisco benissimo che ci possono essere differenze notevoli fra donna e donna.
Ma in mancanza di una educazione sessuale formale di base non potevo che essere scemo.

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