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venerdì 7 settembre 2012

Party, party


La ragazzina aveva 16 anni da poco. Appena legale per il posto in cui mi trovavo. Avevamo cominciato a ballare insieme in una di quelle feste caotiche dove ci si conosce appena ma tutti vogliono divertirsi. Lei era tutta sviluppata, in tutti i sensi. Mi si strinse addosso con tutta l’intenzione di provocarmi e l’effetto non si fece attendere. Una erezione di pietra la spingeva fra le gambe e l’inguine. Mi mise due braccia intorno al collo per assicurarsi la presa e allo stesso tempo cominciò a sfregarsi ondeggiando contro il mio cazzo. La manovrai contro un muro della stanza poco illuminata  e cominciai a baciarla dolcemente sulla bocca mentre il mio cazzo la teneva incollata al muro. Aveva una lingua esperta, avida, sapiente, esploratrice e delle labbra carnose e morbide e bagnatissime. Si divincolò con la testa e mi baciava il collo prima e poi avendo leccato per bene sotto l’orecchio destro comincio a baciare con più insistenza e a succhiare. Dimenticai tutto e mi abbandonai a quel solletico e a quella lingua che mi dava un piacere sconosciuto e inaspettato. Aprì un porta poco distante e ci infilammo in una stanza buia. Chiusi la porta, ce la spinsi contro e mi misi ad armeggiare con il suo inguine fradicio sotto una minigonna cortissima, scostai le mutande e carezzai un pelo delicato che nascondeva delle labbra gonfie e caldissime. Persi la ragione, abbassai la cerniera dei pantaloni e misi a nudo un cazzo più famelico di un lupo in inverno. Lo puntai fra le labbra bagnandolo coi suoi umori e lei si offrì spingendo il suo inguine in avanti e sollevando una gamba. Le scivolai dentro mentre emetteva un rantolo animale. Sostenendole la gamba alzata la scopai selvaggiamente come un coniglio. Non avevo tempo per preliminari e non c’era tempo per le delicatezze. La inondai di sborra come non mi era mai capitato mentre lei si teneva aggrappata per non perdersi nulla della mia foia. Uscimmo dalla stanza buia e sgusciammo fuori senza salutare, tanto erano tutti affaccendati. Me la portai a casa per finirla. Ma non so chi fu finito. La ragazzina era una indemoniata e volle scopare e giocare “quasi” tutta la notte. Passò da un orgasmo all’altro senza smettere. O così sembrò. Una donna fortunata, pensai. Questa la vita se la godrà davvero ed ha cominciato così presto! Le mie palle gridavano vendetta. Il giorno dopo scoprì che quella “leccata” sul collo mi aveva provocato una ecchimosi. Volontaria da parte sua per lasciarmi un ricordo. Love bite! Però io sono sicuro che anche lei la fichetta ce l’aveva rossa il giorno dopo, ma non se ne lamentò mai.

This chick was just about sixteen. Just legal where we were. We had stated dancing in one of those house parties where people barely know each other and everyone is out to enjoy themselves. She was fully developed in all senses. She clad on me like a limpet with all intention of getting some reaction. She soon got it. A cock like steel pushing between her legs and fanny. Stuck two hands round my neck to maintain hold and pushed her own groin against my erection. What a little bitch, I thought while she continued to grind her legs around my swollen dick. Gently I manoeuvred her to the edge of the sparsely lit room against a wall and started kissing gently and keeping her pinned against the wall. Her tongue was luscious, avid, expert, lips swollen, wet, sweet. Moved her head to my neck, under my ear. Licked there for a while like a puppy and then stated kissing. I abandoned myself to that unknown and lovely tickle. That lasted a while. Then with a few steps I moved to a door that opened into a dark room. Shut it and pinned her against it and started fumbling with knickers under a rara miniskirt. She was very wet.  Found my way round her front rubbing some very fine, delicate and sopping hair.  I lost control. I unzipped my delirious cock end, rubbed it between her flooded lips while she was offering her hungry groin to me. Lifted one leg and slid into her to the end with a rant from her throat. Holding one of her legs I fucked her savagely like rabbit. I had no time for preliminaries or niceties. I flooded her with spunk like had never done with anyone. She held me tight for a while not to miss anything from my attack. We left the room and slipped out of the party without greeting anyone. Everybody was engrossed in something or other. I took her home to finish her off. But I am not sure who finished whom. The chick was possessed and wanted to fuck and play all night long. Or so it seemed. What a  lucky woman, I thought. She’ll enjoy her life for sure and still so young!. My balls were screaming in pain. The day after I found out that the licking had given me a bruise. Love bite! Done on purpose, to leave a mark. However I am sure that her young sweet pussy was red and throbbing the day after, though she never mentioned it.

giovedì 21 giugno 2012

Se ci vedessimo stasera?



"Se ci vedessimo stasera?" mi disse fissandomi negli occhi, accompagnando la sua domanda con un sorriso perfetto e denti bianchissimi.
Non riuscivo a non distrarmi ogni volta che i suoi occhi, al tempo stesso interrogativi ed imperscrutabili, fissavano i miei.
Non avevo mai visto, prima di allora, occhi così: occhi ambrati, tempestati di macchioline, maculati come il manto di un leopardo. Semplicemente bellissimi, ammalianti e dorati come un quadro di Klimt.
"Sai che non posso" risposi con il tono malizioso di chi ben sa che non ci vorrà molto a tramutare la poco convincente ritrosia in un convinto "si". "Ho troppe pratiche da finire, non so neanche a che ora riuscirò a lasciare l'ufficio".
Non mi lasciò neanche il tempo di finire la frase, che le sue mani avevano già sollevato la mia gonna e le sue dita premevano con forza sul microscopico lembo del perizoma, spostandolo.
Socchiusi la bocca, in un respiro strozzato, e le sue dita erano dentro, completamente bagnate della mia eccitazione immediata.
Fissandomi negli occhi inizio iniziò a masturbarmi lentamente; le sue dita con un movimento flemmatico entravano ed uscivano dal mio fiore e i suoi occhi mi fissavano con l'espressione di un guerriero che sa di aver vinto la sua battaglia. Con la voce suadente riprese " Sei sicura? Io dico che dovremmo vederci stasera, ho già voglia di succhiarti, sei proprio sicura che non puoi?".
Eccoci alle solite: sono muta, con il respiro corto, la bocca socchiusa e la sua a sfiorarmi, a respirare nella mia. Ecco arrivare come un fiume in tempesta la voglia di mangiarlo, di tirare fuori la lingua senza contegno e aggrovigliarla alla sua, sentire il suo sapore.
Senza allontanarmi da lui, inerme, senza essere in grado di proferire parola, posai la mia mano sui  pantaloni, certa della sua erezione. Era durissimo, ed enorme, infatti.
Mi venne all'improvviso una voglia irrefrenabile di prenderglielo in bocca, accidenti e me, ma in ufficio è sempre molto pericoloso.
Senza rendermi conto di quel che stessi facendo, mi ritrovai in ginocchio, con la faccia sui suoi pantaloni e le mani,entrambe, premevano vogliose e bramanti sul suo membro.
Seguivo l'asta in giù e in su e lo sentivo diventare sempre più duro e gonfio. Avvicinai la mia bocca all'altezza della cappella e la presi in bocca così, chiusa nel pantalone.
La sua testa si chinò all'indietro accompagnata da un sonoro sospiro. Mi prese la testa con le mani e la spinse con forza su ciò che tanto stavo desiderando.
"Prendimelo in bocca " sussurrò implorante, abbassando la cerniera.
Aprii la bocca e chinai la testa di lato. Lo presi in bocca così, ancora dentro i boxer shorts e l'effetto era molto più gradevole rispetto al pantalone. Su e giù, cominciai il mio movimento. Avevo l'asta in bocca.
Il mio amante impaziente continuava a premere il mio viso sul suo membro.
"Prendilo in bocca, prendilo, succhiami".
Lo ignoravo e continuavo a prenderglielo così, senza spostargli i boxer, ma pur sempre in bocca.
Sentivo la sua voglia: premeva il mio viso su di lui e accompagnava ogni mio movimento spingendo le natiche verso di me, come stesse avendo un rapporto sessuale.
Avevo le mani sulle sue natiche, sode. Spostai i boxer e iniziai ad accarezzargliele, spingendo i suoi glutei verso di me e continuando a succhiarglielo da sopra al boxer.
Sentivo la sua voglia aumentare sempre più, sentivo l'eccitazione, il suo respiro accelerato. Vidi la punta della cappella uscire dai boxer, impaziente. Iniziai a leccare avidamente quell' unico lembo di pelle a me offerto e con le dita mi avvicinavo al suo buchino.
Così, premendo sull'ano, senza entrare e sbaciucchiando quel pezzetto di cappella  a me offerto, presi la mia decisione e accolsi nella mia bocca un pezzo in più, scostandogli definitivamente il boxer per poterlo assaggiare meglio.
Ora era il suo di respiro ad essere come strozzato.
Lo presi in bocca e incominciai la mia danza. Con le mani accompagnava la mia testa, seguendo il ritmo, lento, che accompagnava ogni mia profonda spinta.
"Prendilo tutto" sussurrava, "Prendilo tutto, prendilo in gola".
E' quello che desideravo con tutta me stessa.
Alternavo le spinte profonde e vogliose a vari baci e risucchi sulla cappella gonfia e lucida. Era tutto bagnato, di umori suoi e saliva mia.
Inizio a spingermi con forza, aumentando il ritmo. " Vuoi bere?Dimmelo, dimmi che vuoi bere, fammi sentire, fammi sentire come lo vuoi".
Continuavo a prenderlo in bocca molto rumorosamente, adoro il rumore del risucchio e faccio in modo che sia sempre molto sonoro. Che magia il suono di questa orchestra di piacere.
"Mmmm" annui, aumentando il ritmo e senza toglierlo dalla bocca.
"Bevi tutto, dai, fammi sentire come ti piace, non perdere neanche una goccia, bevi tutto, dai, fammi impazzire..."
Ecco arrivare quell'attimo che precede l'eiaculazione, quando è durissimo e senti un leggero movimento, come una vibrazione che parte dalla base e arriva fino alla punta.

Sono pronta ed eccitata per succhiare tutto avidamente.
Adoro succhiarlo così e guardare il suo addome contrarsi.

Spingendo forte sulle sue natiche, per meglio accogliere tutto il suo membro nella mia bocca, tra sospiri rumorosi ed esortazioni a non fermarmi, succhiai avidamente ogni goccia, con una tale foga da far finire tutto il suo sperma direttamente nella mia gola.

Mi strinse forte la testa, come abbracciandola, premendola sulla sua pancia, dolcemente e respirando profondamente. Esausto.

Se la Fata, senza preavviso, si trovasse le mani del suo uomo-bambino fra le cosce a masturbarla con forza mentre le fissa negli occhi, non può resistere. Dovrà bere e saziarsi.

Di Lafatadorata

giovedì 24 maggio 2012

L'orgasmo della FatAdorata


di  fata dorata

Lo sapevo, non avrei dovuto invitarti a passare qui in ufficio, non oggi, che sono tutta sola. Non oggi, che guarda caso ho strani pensieri che mi passano per la testa.
Sono vestita come piace a te: giacca e pantaloni neri, una camicetta beige con profonda scollatura . La giacca è contornata da un bordino beige, ha taglio femminile, sfiancata, piuttosto corta.
Decolté nero, tacco 7. Ho i capelli mossi a onde, che sanno di balsamo, come piace a te. Lunghissimi.

Ho fatto una lunga doccia stamani e mi sono accarezzata a lungo, con calma, cospargendomi di olio per il corpo, ovunque.
L'ho passato sul seno, sui capezzoli turgidi mentre la mia mente vagava maliziosa. Ho immaginato le tue mani, sentito il piacere di toccare la carne, soda, consistente, per finire sul capezzolo, sporgente, duro, marrone.
Poi mi sono accarezzata lì, tra le cosce. Le labbra gonfie, lisce come pelle di un neonato, i glutei, l'ano. Ho provato piacere, mi sono senta eccitata all'idea malsana che forse, la tua lingua, presto, avrebbe ripercorso lo stesso tragitto.

Solo poche ore dopo, frastornata dal tuo sorriso, dai tuoi denti bianchissimi, dal tuo fiato sul collo, dalle frasi sussurrate nell'orecchio...
"Strega, che buon profumo, non resisto, lasciati mangiare..."
Sei incollato la mio corpo, sento la tua erezione, mi sento stordita, non so che fare, non riesco a non lasciarmi andare.

Mi metti contro il muro, maledetto, apri la bocca ed eccoti lì...
Non mi lasci neanche il tempo di risponderti qualcosa, non capisco nulla e sento la tua lingua, umida, calda, che mi passa sul collo.
Mi bagno inesorabilmente, mi sento pulsare il clitoride, non riesco a pensare ad altro, nel cervello mi martella la voglia di dirti " Mettimelo dentro, sfondami con tutta la forza, leccami ovunque".

Sospiro e la tua lingua incomincia il suo tragitto, proprio come avevo immaginato.
Ti respiro, quanto tempo è passato senza il tuo odore nelle mie narici.
Incominci a diventare matto e frenetico come ti ricordavo, sempre, con me. Mi accarezzi ovunque, hai il respiro affannoso, sento i battiti del tuo cuore.

M sbottoni frettolosamente la camicetta, mi palpi il seno, con forza, irruenza, respiri a bocca socchiusa e freneticamente incominci a leccarmi il seno. Poi eccoti lì, nel posto che più ami. Sei attaccato al mio capezzolo e succhi come un bambino, con ingordigia, facendo rumore.

Potrei raggiungere l'orgasmo, sento di esplodere.
Molli il capezzolo facendolo schioccare, mi lecchi usando tutta la lingua, come un cane, poi lo riacchiappi, succhi ancora, sembri impazzito e io con te. Succhi, lecchi, sei un vulcano in piena eruzione.

Risali su leccando il collo e mi sussurri " Voglio che tu mi venga in bocca"...
Mi sbottoni la camicia e i pantaloni, che cadono a terra.
"Apri le gambe" " Come profumi, come sei liscia, mi piaci da impazzire, sei un lago..."
Spalanco le gambe ed eccoti lì, in ginocchio a succhiarmi avidamente il clitoride mentre mi infili due dita dentro.
Sono così bagnata che si sente il rumore delle dita che entrano ed escono e la tua lingua che sembra letteralmente bere.

Inarco la schiena e dei brividi fortissimi attraversano tutto il mio corpo. Non c'è un centimetro del mio corpo che non sia in estasi.
Le tue mani stringono le mie natiche e la tua lingua arriva ovunque. Sfiori l'ano e nel farlo ti sento davvero perdere il controllo: mi giri, sono di faccia al muro e la tua faccia e letteralmente persa dentro le mie natiche.
Continui a sbranarmi avidamente e poi ricominci a penetrarmi con le dita. Sento dita ovunque, non so più quante mani hai. Mi penetri dietro e avanti contemporaneamente e continua a leccarmi.

Ecco, per un attimo sono completamente tua, vorrei che mi infilassi la testa dentro. Senza rendermi conto, perdendo completamente il controllo ti sussurro " Più forte, ancora..."

Che il Cielo si apra, che si fermi la Terra:

Ecco a te. La fata e il Suo Orgasmo nella tua bocca.


martedì 22 maggio 2012

Adagiata sul letto,



scoperta, nuda e semi addormentata, almeno cosi si faceva apparire. Con la testa reclina sul cuscino e una gamba leggermente piegata che causava una bella messa in mostra della fica liscia come una bimbetta. La vide e pensò di punirla per quella posizione provocatoria. Intenzionale o casuale. Doveva essere punita.
E poi aveva già il cazzo duro.
Era uscito appena dalla doccia, il letto assorbì la caduta ma poco dopo le stava addosso facendosi largo con le gambe. Non gli importava se fosse sveglia. Guidò la verga durissima con una mano aprendole le labbra e appoggiò appena la cappella in linea. Lei fece finta di sorprendersi. Di colpo la infilzò e lei trasalì a quella invasione senza riguardi. Ma lui sapeva benissimo che la mattina la fica era sempre bagnata, umida e caldissima. Il calore gli avvolse il cazzo e per un momento ne assaporò l'abbraccio. Poi si ricordò che doveva punirla.

Si tirò indietro e lasciò andare un affondo selvaggio, spaventoso. Il letto si scosse. I fianchi di lei affondarono nel materasso, sembrava che li volesse inghiottire entrambi. Si tirò indietro di nuovo e andava per un'altro colpo, ma questa volta ebbe la sorpresa. Lei lo aveva seguito inarcando le reni e si incontrarono a mezz'aria con una schiocco tremendo. Non avrebbe accettato passivamente quell'assalto e poi, francamente, l'invasione le piaceva e voleva farglielo sapere. Continuarono come forsennati in silenzio. Ansimanti come due lottatori in cerca di una sottomissione. Non ce ne fu.

Madidi di sudore, accaldati e aggrappati per non perdere la presa e la copula. Anche quando lui cercò di rallentare, lei da sotto continuò a colpirlo con la su fica, selvaggiamente, fino a che raggiunse l'orgasmo. Lui venne subito dopo, istigato dalla convulsione che quella fica pazza gli stava imprimendo che sembrava lo volesse strangolare.

Lei continuò a mungerlo con piccole contrazioni e colpetti fino a che ebbe vuotato tutto lo sperma. La sensazione del liquido le fece quasi perdere i sensi. Una ondata le invase le carni ed ebbe un improvviso buio mentale. Sentì che ritraeva l'ariete grondante, lucido come nuovo e ben curato e fu contenta della propria opera. Si tenne ferma mentre la fica assaporava la presenza dello sperma che aveva appena cavato.

Volle riassopirsi

lunedì 14 maggio 2012

Posta di oggi


A: Vorrei tanto che tu m'illustrassi dettagliatamente i piaceri sessuali nel sesso orale femminile. Come e cosa deve fare un uomo? E' mai possibile che non riesco a spalancare questa porta? 
Puoi anche rifiutarti.

B: Ti posso parlare di quello che io ho imparato strada facendo.
Prima di tutto non si attacca una fica come se fossi un leone famelico. Lo si è ma conviene fare una serie di approcci con bacetti, leccatine a volte partendo anche dai piedi, tempo permettendo. Il progresso riguarda tutte e due le gambe, sia avanti che dietro incluso il culo, specie se è del tipo che merita. Le mani partecipano ma la bocca fa da protagonista. Fermarsi sulle pieghe fra gamba e ventre leccando leggermente. Personalmente conto molto sulla reazione che ricevo. Mi secca molto il mutismo e la non partecipazione per qualunque ragione. Poi si continua con il piatto principale. Qui le differenze sono grandi fra donna e donna nelle reazioni. Preghi il padreterno di non trovarti davanti a un pezzo di legno, specie le prime volte. La lingua deve andare in esplorazione per imparare dove ottiene i risultati migliori. Lecco sempre con avidità. O veloce o lento sempre a piacere di lei. Se mi trovo davanti ad un inguine che risponde aggiusto le leccate al suo RITMO. Questo è importantissimo: assecondare il ritmo di lei. Poi con lingua a volte a punta a volte completamente aperta si lecca si penetra, si succhiano le labbra o il clitoride a mo' di pompino. C'è a chi piace. Non si tralascia nulla. I mugolii vanno bene. A seconda della posizione in cui mi pongo posso inserire un dito e spingere leggermente verso il basso. Questo da la sensazione di avere inserito un grosso cazzo in quanto la vulva ha un legamento abbastanza sensibile che "sente" questa differenza. A volte inserisco anche due dita, uno nell'ano, dopo avere lubrificato il dito. Questo non piace a tutte. Di recente ho provato una nuova posizione che ti descrivo. Ha i suoi meriti ed è comoda. Mi metto dietro in una posizione invertita, cioè le mie ginocchia sono all'altezza della nuca e metto la testa fra le gambe di lei. Questo mi da una libertà completa di leccare ano, perineo e fica e poi lascio fare a lei per quanto riguarda il ritmo. L'afferro alla vita per non perdere contatto durante le agitazioni. Quando arriva l'orgasmo (e arriva) mi tengo in stretto contatto con la fica e muovo o no la lingua, dipende se lei la sopporta o no. Ma rimango in contatto per il mio piacere. Le palpitazioni sono il mio premio. Una fica che va in palpitazione sulla mia lingua è indescrivibile. Eventuale miele femminile va accuratamente leccato. Penso che bere tutto sia un grosso complimento alla donna. Dal momento che si è sul fianco ci si stanca poco e si può andare avanti per molto tempo. Si può continuare fino ad un secondo orgasmo e oltre. Se la reazione alla leccata del buco piccolo è buona si può indugiare di più li. Una fica depilata, almeno intorno alle grandi labbra va molto meglio di una pelosa. Alcune gradiscono molto lo stimolo perineale. Non c'è una regola per tutte. Dopo un po' di volte sai quello che funziona con la donna che hai di fronte. Se lei gradisce si può
veramente andare avanti per parecchio tempo. Il 69 va bene ma l'orgasmo si coniuga al singolare. Prima uno e poi l'altro.
Se mai mi imbattessi in un clitoride grosso, lo tratterei alla stesso modo di un pisello, cioè stimolando la parte inferiore, ma sono rarissimi. Di schizzi non ne ho mai visti, molto dipende dalla capacità della donna di abbandonarsi. Ho visto emissioni copiose si, durante il coito e, a seconda del mio umore, mi fermo per leccare tutto o asciugo con un fazzolettino per aumentare il mio stimolo. Ti assicuro che leccare una fica molto bagnata durante una scopata è molto piacevole, specie se lei merita (è coinvolta molto) e ti va a sangue.
Scusa se ti ho fatto una descrizione didascalica e fredda della cosa. Io mi sono eccitato un poco. Ma l'argomento è vasto e non ti potevo fare la descrizione di uno solo.
In bocca al lupo !

A :
Tu ti sei eccitato un poco....io mi sono eccitata molto. Ma dov'è questo Paradiso? Mai provato niente del genere e mi dispiace da morire. Adesso vado in palestra, poi ti rispondo con comodo per dirti cosa provo e penso in quei momenti.
SEI GRANDE!


mercoledì 8 febbraio 2012

martedì 7 febbraio 2012

Hide and seek

It always used to happen in the summer during school holidays. Days were long and in the evenings the temperature was pleasant. After sunset the field was clear. That period between seven and nine, before dinner when the kids came out and dads are not back home yet. It happened that we would agree on a game. At fourteen, fifteen years, the favourite was hide and seek. We all knew why, but it was a legitimate excuse for hiding and pretend to be playing. The field was a series of blocks of flats within a large garden with its shrubs, entrances, stairs, elevators and stairwells. Those who were doing the seeking had a lot to do. So one evening I find myself pressed against a girl I fancied, who often used to stare at me, at the bottom of a dark stairwell giving access to the boiler room.
We made sure not to hide all in one place. So every odd lad was directed elsewhere. I stood in front to hide her gallantly and pushing her against the door, looking for a contact. Her arms encircle me and her hands are on my belly stroking gently up and down. The t shirt gets up and she touches my skin continuing the stRoking movement. She likes this crush, I think. I turn around and hug her. No words. We kiss frantically. We know we have a few seconds. She puts a hand on the erection, under the pants, that was pinning her to the door and mutters no, no. I explore the entire shoulders and a round warm abottom. She pushes her crotch forward towards me still wispering: no, no but never stopping the swinging movement of her hips. I pull down the zipper, my erection goes down with force and locks between her crotch. Her skirt had risen as if by magic. I put my cock under the gusset. I was going crazy and she too. Her pants firmly in place, but for me it was enough not daring to push my luck. I make a few instinctive coital pushes. Shortly after, she trembles and gasps moanig, I enjoy the warmth of her skin. I come in spurts. She pauses a second, surprised. She is all wet. Quick!. She wipes herself as best as she can with my hankie and lowers her skirt, slips away and disappears.
I was found, but alone. The game ends. We all come gather in the middle of the garden. Someone asks about her and I say vaguely that "I think she’s been called home."
I also go home with my head buzzing. I go the bathroom and clean up. I try not to show the glow of red cheeks followed by the inquisitive questioning of my mother.

I had enjoyed it. Lying on my bed, staring at the ceiling, I kept wondering what was it like to go beyond that point, while an erection was beginning to push up again.

First issued in October 2011

giovedì 26 gennaio 2012

Sandra si alza (seconda parte)



Il giorno arriva e mi reco all’indirizzo del bigliettino. Suono e lei apre. Indossava una vestaglietta leggera per i lavori di casa e le pantofole. Era bella lo stesso. Non si potevano nascondere  le sue doti nemmeno in una vestaglia non attillata. Parliamo per un poco e poi mi indica il mobile, anzi i mobili da spostare. La madre non c’è è andata fuori città da una sorella e non sarebbe stata di nessun aiuto. Sono d’accordissimo penso, dietro un sorriso che nasconde pensieri di altro ordine.
I mobili sono pesanti e consiglio di vuotarli. Così tutto il suo guardaroba viene vuotato su letti e divani. Cassetti vuotati di tutto, incluse tutte le sue mutande, mmm, le guêpières, i reggiseno. Tutto.  Era la prima volta che passavo in rassegna  il guardaroba  intimo di una donna che non fosse un famigliare. Che pensieri potevo avere? Ma un impegno è un impegno e bisogna portarlo a termine.
Il giorno è caldo. Spostiamo i mobili e entrambi sudiamo. Io più copiosamente di lei. La aiuto a rimettere tutto il guardaroba a posto a spolverare e poi mi dice con tono perentorio di fare una doccia. Mi porge un asciugamano, una bustina di shampoo e mi porta nel bagno mi fa entrare nella vasca, tira la tenda e mi chiede di porgerle i vestiti. Cosa vuoi farne? Le chiedo. Li metto fuori a prendere aria mentre ti fai la doccia ed esce. Io mi faccio la doccia e inevitabilmente nell’insaponarmi mi viene una erezione da palo telegrafico. Meno male che è fuori, penso. Però due secondi dopo rientra con un accappatoio, apre la tenda della doccia quasi tranquilla. Quasi tranquilla perché al vedere la mia condizione scherzando mi fa; “sei sempre cosi?”. No, le dico, non sempre. Lei guarda per terra poi… si slaccia la vestaglietta e… “entro anche io” dice, mi devo fare la doccia.  Fa talmente in fretta che entra col reggiseno e le mutande che immediatamente si bagnano.  Si slaccia il reggiseno e io penso di essere di nuovo in uno dei miei maledetti sogni da incazzatura. Si abbassa le mutande e nel dare così il suo culo da incubo mi tocca. E’ vero, bagnato e caldo. Scommetto che non hai mai  fatto la doccia con una donne, dice. No, mai. Poi aggiunge che sa che io la guardo in ufficio e che la cosa dapprima le dava fastidio ma poi la mia attenzione cominciò a piacerle e faceva il possibile per mantenerla con il suo gioco delle gambe sotto il tavolo. E oggi era programmato? No, aggiunge, ci ho pensato 2 minuti fa. Mi ruba il sapone e comincia insaponarmi di nuovo. Le mani ora non insaponano, toccano tutto: gambe, culo spalle e poi da dietro mi tocca il petto schiacciandosi contro di me. I suoni seni sono contro le mie spalle e sta spingendo l’inguine contro di me. Abbassa le mani e prende la mia erezione. Mugola e comincia a masturbarmi. Mi stringe forte e fa un movimento lento regolare. Le dico che così verrò subito. Meglio, dice lei. Così dopo facciamo con calma. Di sicuro ne sapeva più lei che io. Eiaculo a fiotti sulla tenda della doccia scosso dall’orgasmo. Lei ne raccoglie un pochino e lo tocca con la punta della lingua. Buono! fa. Io sono in estasi.  Ora si insapona, mi chiede di aiutarla con le spalle ma le mie mani sono dappertutto. Poi senza dirle nulla la giro contro il muro e mi abbasso cercando la sua vulva nascosta. Mi facilita sollevando una gamba. Nonostante l’acqua la fica è ancora bagnatissima di umori. La lecco senza ritegno, bevo il miele dalla sua fonte allargo la lingua, la fica spianata, la penetro come un colibrì alla ricerca di altro nettare poi bisbiglia “sto venendo”. Mi fermo con la lingua piatta  tenendola spinta contro di me e la lascio fare al suo spasimo. Ci asciughiamo insieme, lei si sofferma sulla mia erezione compiacendosene. Poi mi infila l’accappatoio e mi conduce nella sua camera. Letto francese. Si sdraia supina con le gambe aperte. I petali dalla sua rosa in mostra fra i peli. Scopiamo! mi dice. Io volevo ancora leccarla  ma lei mi dice: dopo. Mi stendo su di lei scivolando nella fica calda ancora bagnatissima. Meno male che sono venuto poco fa, penso, altrimenti chi ce l’avrebbe fatta a durare? Il piacere è immenso. Le gambe il culo e la fica di Sandra sono dolcissimi. Ora si sta muovendo ritmicamente verso di me cercando gli affondi e aprendosi come un fiore. Che fortuna” Questa ragazza è bellissima e sa anche scopare senza ritegno. Esploderei subito ma cerco di distrarmi assaporando la  seta interna della fica di Sandra. Voglio che anche lei mi senta. Rallento il ritmo e la penetro lentamente carezzando col mio cazzo tutta quella fica bagnata e vogliosa. E’ lei che accelera poco dopo e capisco che sta per avere un altro orgasmo. La lascio fare. Entra in convulsioni, si inarca ripetutamente mentre la fica pulsa e quasi mi strangola. Dolce morte. Rallenta e le dico che voglio venire anche io. Fai, dice. La afferro per le natiche stringendole verso di me e facilitando una penetrazione più profonda. E’ completamente aperta e vuole il mio sperma. Il solo pensiero mi fa scivolare oltre la collina. La inondo di convulsioni e lei mi stringe forte baciandomi sul collo, gambe divaricate all’estremo. Passiamo il resto del giorno ad amoreggiare ancora oltre lo sfinimento.

Ci incontrammo altre volte con calma e quando si poteva. Io cambiai lavoro. Lei sposò un avvocato del suo paese e ci perdemmo di vista.
Indimenticabile Sandra.

lunedì 16 gennaio 2012

Sandra si alza (Prima parte)

 

Sedeva di fronte, al tavolo di fronte. Nella stanza c’erano sei scrivanie, quattro altri colleghi e colleghe di età varia fra i trenta e i sessanta con capacità varie e voglia di lavorare varie.  Io facevo il lavoro che mi veniva assegnato e cercavo di essere diligente ma… avevo anche Sandra seduta di fronte. No, non sto creando scuse per il mio lavoro. Tutt’altro. Fin dal primo giorno Pensavo che essere in ufficio e con una Sandra di fronte fosse una situazione paradisiaca.
Sandra, spesso con la gonna attillata. Sandra era una bellezza mediterranea classica. La natura era stata generosa con Sandra. Mora con un bel viso ovale occhi enormi, un seno che era impossibile nascondere e delle gambe da colonne doriche terminanti in una apoteosi di culo, gonne attillata, la gonne da tailleur.
Sandra si alza.
Lo spazio fra le scrivanie era stretto. Si passava solo di traverso e lei era costretta a infilarsi fra lo spazio rivolgendomi quell’apoteosi di culo che nessun maschio con gli ormoni a posto poteva non guardare. Io lo facevo di soppiatto, per discrezione e perché le altre invece guardavano noi maschi, i nostri occhi, invidiose. Sandra indossava sempre un profumo che non potevi non notare, era discreto ma inconfondibile. Sandra esce dallo spazio fra le scrivanie e per farlo era costretta a roteare quei fianchi da sogno. Momento di pausa  mentale e riprendo il lavoro. Che bella cavalla penso. Non so se sia una fortuna o una maledizione.

Sandra in guêpière, calze e tacchi che mezza svestita attraversa la stanza e si reca al bagno. Ne usciva senza mutande con un triangolo nero in mostra che era come una sfida. La mia erezione era  incontenibile. Sandra si toglie la guêpière e i seni si affacciano, liberati, prepotenti. Davvero erano formidabili. Si inginocchia sul letto e si abbassa verso di me.

6.30. Che sogno di merda! Ora che faccio? Devo alzarmi. Sono incazzato. Ora mi tocca prepararmi e uscire rifare il viaggio verso l’ufficio. Verso Sandra. Arrivo, entro e mi siedo, tiro fuori il mio lavoro del giorno e sciorino le carte sulla scrivania. Maledico le mie voglie. Sandra è più grande di me di qualche anno. Io sono assolutamente maldestro, impacciato e alle prime armi. Sia con le donne che con la carriera. Soldi a centesimi. Entra Sandra, sorride a tutti, le perdono tutto a vederla. Le ammicco un sorriso bugiardo che finge disinteresse.
Un cazzo!
Vorrei saltarle addosso e farle vedere quanto la “amo”.

Da quando ero arrivato in quell’ufficio non avevo mai parlato mai con Sandra a parte in soliti consueti saluti. Era meglio che non parlassi, avrei balbettato e sarei arrossito fino all’inverosimile. Ma i miei ormoni erano allo spasimo e i feromoni riempivano la stanza  scalzando tutto il resto. Così pensavo. Sandra intanto mi lanciava piccoli sguardi, per curiosità. Lo so. Lei godeva della mia infatuazione e dei miei silenzi impacciati.  Era un gioco perché a volte le vedevo un sorrisino sulla bocca senza una ragione palese.

Un giorno avvenne che uno dei cassetti della sua scrivania si fosse bloccato e nonostante gli sforzi di vari volontari non ne volle sapere di aprirsi. Venne l’uomo dalla manutenzione con una sbarra. Forzò il cassetto rompendolo da cui piovve una cascata di carte sul pavimento. Sandra era bella per tutti e non solo per me la macchina burocratica si mise in moto: la mattina dopo al posto della vecchia scrivania ce n’era una nuova fiammante. Sandra rimase sorpresa e contenta. Poco dopo apparve l’uomo viscido dell’Ufficio acquisti per estrarre la sua parte di ringraziamenti, sorrisi e perfino l’offerta di un caffè al bar di sotto. Le altre: mute e apparentemente indifferenti. Sandra torna  e mette a posto le sue carte. E poi si siede. Visione.
La nuova scrivania ha un’asse di traverso sul fronte ma fra l’asse e il piano di lavoro c’è uno spazio di quindici centimetri e… le gambe di Sandra sono in bellissima mostra. La sua gonna sempre aderente à salita rivelando oltre metà di quelle colonne. Grazie signore della tua provvidenza! Sandra si accorge che le sto guardando le gambe. Le accavalla, le scambia, le allunga, le apre le chiude. Nessuno si accorge di nulla perché i tavoli sono troppo vicini e nessuno ha una vista diretta. Ora lo so che lei vuole che io la guardi. Perversione! Perversione!

I miei sogni continuano ad essere turbati da visioni di Sandra  in tutte le guise e in tutte le posizioni.

Non c’è nessuno in ufficio. Solo noi due. Mi parla. Mi dice che ha un mobile a casa che vorrebbe spostare e non ce la fa da sola con la madre anziana. Certo, dico, mentre il cuore mi sale in gola e mi sforzo di non tradire il mio entusiasmo. Mi lascia il suo indirizzo su un bigliettino chiedendomi di non dire nulla agli altri, per discrezione. Certo, capisco.
(Continua)

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