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giovedì 19 dicembre 2013

Arriva un sms. “Che fai?” E’ tardi, sono appena rientrato e sono seduto a fissare la televisione a senza ascoltare. Rispondo. “Nulla, sono sul divano e guardo la tele”. 5 minuti e niente risposta.
Eravamo appena rientrati da una breve tournée. Il caso aveva voluto che sedessimo vicini in aereo. I nostri cognomi simili e la segretaria del coro aveva passato la lista in ordine alfabetico alla linea aerea che aveva fatto l’assegnazione dei boarding passes tenendo quell’ordine e noi eravamo capitati vicini sia all’andata che al ritorno. Eravamo 80. Non ci conoscevamo affatto e durante le numerosissime prove avevamo scambiato solo poche parole per caso. Scoprì che Etta aveva appena avuto il divorzio. Era contenta e sorridente ed era stata una compagna di viaggio divertente. Avevamo riso tanto e mi aveva anche raccontato che oltre a cantare le piaceva dipingere. Non essendo curioso le lascia raccontare quello che voleva. Aveva un buon odore, non profumo, odore che come un tarlo si era introdotto nella testa e a varie riprese mi ero chiesto come sarebbe stata fra le lenzuola. Doveva sapere leggere le mie espressioni perché il sorriso che vedevo aveva una vena di malizia. Mi era capitato di avere accelerato troppo i tempi nel passato e mi dicevo che le pere, quando sono mature, cadono da sole. L’aereo era pieno di altri colleghi e di orecchie indiscrete per cui non feci nessun accenno alla possibilità di rivederla. Per ora mi accontentavo della sua presenza e del fatto che lei era così rilassata con me. All’aeroporto il solito piccolo caos poi nel salutare tante persone ognuno prese la sua strada.
“Che fai?”
Decido di chiamarla. “Ciao. Ti disturbo? – “No” sono appena uscita dalla doccia”. “ Sei bagnata? Ti chiamo dopo?” – “No, dimmi” Decido di abbandonare il mio ritegno: ora non ci sente nessuno. “Volevi sapere cosa facevo? Pensavo a te francamente. Sono qui e ti sto pensando e poi arriva il tuo sms, mi sento solo dopo giorni in mezzo alla gente e cinque ore a starti vicino in aereo. Tu come stai?” – “Anche a me succede la stessa cosa”. –Silenzio. Decido di provare, dopo tutto che significava l’sms? Ma non glielo chiedo, è come cercare la giustificazione per un segnale, forse mandato d’impulso, non le voglio creare imbarazzo ma è meglio battere il ferro finché è caldo. “Ti voglio vedere” “Quando?”. “Ora”. “Ma è tardi”. “Lo so, ma è adesso che sto in agitazione e ho voglia di starti vicino”.  “Non so”. “Dai, dammi un indirizzo e sarò da te subito”. “Ok, ma non puoi rimanere a lungo, domani lavoro”. Ignoro questa ultima protesta. Non significa nulla, anzi… significa: ”anche io ti voglio vedere ma non ti lascio pensare che hai tutto facile, facile”. Arrivo in dieci minuti. Lei è già in camicia da notte e vestaglia, adesso odorosa, profumata col trucco leggerissimo. Chiudo la porta e la abbraccio, la bacio, la stringo”. Ho una erezione istantanea spaventosa. Gliela faccio sentire spingendola contro l’inguine. Ne è contenta perché spinge e si strofina anche lei, i baci sono diventati frenetici. Senza lasciarla la spingo verso l’interno dell’appartamento, sarà lei a guidarmi indietreggiando verso la camera giusta. La continuo a baciare, mi tolgo il giubbotto, mi allento i pantaloni, lascio cadere,  la riprendo e sollevandola la poso sul letto dove mi aveva guidato. Quasi mi strappo la camicia e le sue mani mi carezzano dappertutto. Le ho slacciato tutto, cerco il contatto della sua pelle che mi eccita sempre da morire, l’avvolgo completamente. Con l’erezione che le carezza la fighetta infuocata ne cerco l’apertura. Non ho tempo, devo viverla dentro. Scivolo facilmente, è fradicia. Mi fermo a sentire tutto il calore di cui è carica, sta palpitando. La copro di baci, mi muovo lentamente per sentire ripetutamente ogni cellula della sua figa ma lei accelera, la lascio fare, esplode vibrando come una libellula impazzita. La sento contrarsi sul mio cazzo rigidissimo. Non mi muovo per non perdere nulla. Mi piacciono le contrazioni e l’inguine che salta come preso da scosse che le accompagna. Si calma un momento ma non le do tregua. Esco, mi abbasso e la sollevo sostenendola per le natiche, mi porto la vulva alla bocca. Se pensava di avere finito…. La bacio, la succhio, il nettare mi inonda la lingua, ingoio, ne raccolgo un rivoletto che andava verso il basso, la svuoto, voglio tutto. La penetro con la lingua. Ha una scossa e subito si abbandona alla carezza. Continua a colare poi comincia a ondeggiare contro la lingua, continuo in sincronia e poco dopo ha un orgasmo devastante, si tende in alto, trema, vibra, rantola mentre la figa si contrae intorno alla mia lingua e cola a fiotti. Dura un tempo infinito. Quando finalmente si calma la penetro di nuovo e godo di quella fica calda che ora mi si apre ancora più accogliente. La martello senza pietà a lungo, fa un flebile tentativo di contrastarmi ma ora è mia, deve subirmi, deve sentire fino alla gola i colpi che le do e che le dicono quanto mi piace e quanto mi eccita, spero capisca il complimento. La stringo forte e la inondo di sperma invadendo ogni fibra del suo corpo. Ci teniamo a lungo abbracciati…..

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